“C'è
una casetta da qualche parte, circondata da verdi rami di cedro, dove stiamo
mangiando biscotti d'avena con miele, intingendoli tre volte nel nostro tè per
buon auspicio. Da qualche parte sono seduta con te in silenzio”.
Questa
piccola casa è in riva a un lago, ci siamo arrivati ognuno da una strada
diversa. Non è importante da quanto tempo la casa fosse vuota, forse non ci
siamo mai stati, forse l’abbiamo solo sognata. Tu hai portato i biscotti, io il
miele e il tè nero che tanto ti piaceva. Il lago è silenzioso, ancora non sono
esplosi i colori d’autunno, le poche foglie che non muteranno colore, sono
quelle del cedro che ombreggia la veranda della casa. Se fuori la temperatura è
ancora piacevole, la casa è rimasta chiusa e all’ombra per troppo tempo. Faccio
cambiare l’aria nelle tre stanze, metto il bollitore sulla stufa e accendo il
camino. La luce intorno alla casa è dello stesso colore del miele. Il sentore
del fumo, il profumo del tè, l’aroma del miele, le ombre dei bambini che
corrono nel prato tra la casa e l’acqua, tutto grida nostalgia in queste ore. Ma
è una nostalgia dolce che cerca il silenzio, non la nostalgia dell’assenza,
quella che ci divora e non lascia scampo al futuro. Ti guardo mentre sei girato
verso una delle finestre, sì sei proprio tu, riconosco il tuo profilo, la linea
del collo e quella del naso, la barba che adesso porti più corta. Mentre metto
i biscotti su un piattino decorato con fiori blu, tu prepari il tè e lo versi
nelle tazze che avevamo lasciato qui millenni fa, l’ultima volta che ci siamo
stati. Sono due tazze spaiate, una è decorata con un gatto nero seduto, l’altra
con un tralcio di rose barocche. Nessuno deve averle usate, ci sono altri
servizi di porcellana che non abbiamo mai visto. Prendiamo il primo biscotto e
lo intingiamo tre volte nel tè scuro e bollente, come abbiamo imparato a fare
da bambini. Vorrei dirti tante cose, spiegarti perché non sono mai tornata, ma
sento che tu sai già tutto e che non cerchi spiegazioni e scuse. E neanche io
voglio spiegazioni o scuse da te. Il tempo passato è passato, lontani siamo
stati, come due nuvole che sono state portate via da venti diversi. Ma ora che
i nostri passi hanno trovato la strada, possiamo stare vicini e non parlare. Ci
guardiamo negli occhi e tutto il tempo scivola nel fondo delle tue pupille. Siamo
ritornati, sempre ritorneremo. Da qualche parte sarò seduta con te in silenzio,
da qualche parte ci saranno altre case, altre tazze e altre mani che serviranno
il tè. Ma in questo luogo dove forse siamo davvero stati, o che abbiamo solo
sognato, in questo luogo, noi saremo per sempre insieme, in bilico sulla
stagione che muta, sulla soglia del freddo che cerca nuovi miracoli e nuovi
prodigi, molto diversi da quelli che abbiamo già visto. Ritorna quando vuoi,
ritorna se puoi. La Casa delle Parole la trovi anche in riva al mare, nel cuore
della notte, sulla soglia del giorno nuovo, sulla soglia di un desiderio. Da qualche
parte sarò seduta con te in silenzio, sorrideremo.
Questa
cronaca 542 di mercoledì 1° settembre nasce dalla lettura di un frammento di Phoebe
Wahl che ho letto su Facebook nella pagina di Robyn Gordon, che posta parole e
immagini meravigliose. Di seguito il testo originale.
"There
is a little house somewhere, surrounded by green cedar boughs, where we are
eating oatcakes with honey, dipping them in our tea three times for good luck.
Somewhere I am sitting with you in stillness".
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