Quanti
movimenti deve fare l’occhio per cogliere proprio quel frammento di luce?
Quanti passi verso l’orizzonte per far sì che un paesaggio diventi parte di
noi? Quanti respiri all’unisono con il vento servono perché diventiamo aria
nell’aria?
Sono domande senza risposta o forse l’unica risposta è sempre la stessa: dipende.
Dipende
dalla stagione che ci circonda, dipende dal paesaggio, dalla nostra altezza, da
quanto siamo disposti a lasciarci sorprendere, a quanto desiderio di cambiare
abita in noi. Il respiro muta solo con un’intenzione precisa, quando sentiamo
il petto allargarsi e l’aria non essere più una minaccia che arriva
dall’esterno, ma una condizione necessaria a una vita più libera.
La
cosa importante di queste domande è che possiamo farle anche stando seduti in
poltrona a guardare il soffitto, o alla scrivania a cercare di scrivere un
nuovo racconto. Perché c’è sempre nella vita qualcosa che eccede le nostre
intenzioni, la sorpresa continua di essere vivi a ogni risveglio, di potersi
meravigliare alle minime variazioni della luce.
La
poesia si annida proprio tra queste pieghe minime del giorno nuovo, nel pieno
della luce meridiana e nei bagliori del sole che cede alla notte.
La poesia preferisce
i margini e le soglie
La tazza di tè è calda, il mattino
grigio
e non cerco ispirazione
nei
colori o nell’aroma che respiro.
Gli
attimi si dispongono nel giorno
come
note sullo spartito, ma è
ancora
troppo presto perché io
possa
cogliere questa nuova
melodia
e così, chiedo alla luce
un
nuovo fulgore, uno scarto
nell’armonia,
perché sono margini
e
soglie i luoghi dove la poesia
si
annida, dove posso fermarmi
e
invitarla a raggiungerci in
questa
pagina che era bianca.
Così
sta trascorrendo questa giornata, tra la luce e i suoi margini, tra la soglia e
l’occhio che la contempla. Perché la poesia è anche questa capacità di mutare la
cronaca di un giorno qualunque in un frammento di eternità.
Oggi
è lunedì 20 settembre del secondo anno senza Carnevale, un lunedì armonioso che
abbraccia questa Cronaca 561 e le sue parole appena scritte.
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