“Cosa stai guardando Alvaro? Ci sono solo le piantagioni di caffè da quella parte”.
“Non
è così Adelina, è che tu sei abituata a guardare questo paesaggio tutti i
giorni e non vedi altro che l’insieme. Ma se guarderai con me ti mostrerò molto
altro. Ci sono due falchi che volano da oriente a occidente ogni mattina. Se
guardi bene i sentieri che dividono le piantagioni, ti accorgerai che alcuni
sono più scuri di altri. È lì che passano i contrabbandieri ogni notte tra
venerdì e sabato, quando le guardie di frontiera sono già ubriache e
addormentate. Se guardi a destra della piantagione di Carrero, vedrai il
sentiero tra le piante che suo figlio ha tracciato per andare a trovare la
figlia di donna Catalina tutte le notti. Nessuno se n’è accorto ma se ne
accorgeranno presto, perché la piccola è già incinta anche se loro non lo
sanno. Catalina e Carrero prima si arrabbieranno moltissimo, ma poi si
ricorderanno di quando erano giovani e non avevano potuto amarsi, destinati com’erano
dalle famiglie a sposare altri figli di latifondisti. E quando parleranno dei
figli si renderanno conto che adesso sono vedovi tutti e due. E allora l’amore
fiorirà di nuovo come succede a certi cactus che fioriscono nel deserto di
Atacama. Fioriscono quando hanno passato un anno sulla terra e la seconda volta
il giorno prima di morire. Ma nessuno riesce mai a prevedere questo giorno e
allora non è più possibile raccogliere il succo della pianta e farne quel pisco
rosato che tanto piace ai banditi. Si sposeranno anche Catalina e Carrero, e
lei avrà il suo ultimo figlio, ha solo quarant’anni la donna e lui pochi di
più. A quanti la vita offre una seconda possibilità? Se guardi poi verso il
picco di Salar, lì ci sono le capanne dei cacciatori di frodo. Tutti in questa
terra campano infrangendo la legge. Tutti fanno cose che secondo le leggi del
giorno sono inaccettabili, ma ci sono tre cose che non possono sottostare a
nessuna legge perché vivono delle loro proprie ragioni: l’amore, la fame e la
morte. Cos’altro c’è di importante oltre queste tre realtà che tutti primo o
poi sentiamo?”.
Adelina
amava andare a trovare lo scrittore perché sapeva che a ogni visita, avrebbe
ricevuto il dono di almeno una storia. A lui bastava guardarsi intorno perché le
parole iniziassero a uscirgli dalla bocca come i vaticini di un oracolo, le
venne in mente per associazione donna Lucente, la profetessa che aveva perso il
dono di leggere il futuro e aveva avuto quello di capire la lingua dei morti.
“Hai
mai sentito parlare di Lucente, scrittore?”.
“Quella
che legge il futuro? Sì, le ho parlato diverse volte, ma sai che a me il futuro
non interessa, mi piacciono le sorprese”.
“Dovresti
tornare da lei allora, il futuro non lo sa leggere più, ma ha imparato a
parlare con i morti. Certo, non le viene facile come prima, ma i morti sanno
essere molto loquaci. Soprattutto la notte tra sabato e domenica, quando tutti si
divertono prima di andare in chiesa la domenica mattina per confessarsi e poi comunicarsi”.
L’idea
di parlare con un morto, al momento, non piacque allo scrittore. Ma poi pensò
che forse avrebbe potuto parlare con qualche amico. Questa sì che era una buona
idea.
“Che
dici di accompagnarmi da Lucente nel pomeriggio? Possiamo passare prima nell’emporio
di Antonio per comprarle un regalo. So che non accetta mai denaro, solo oggetti
e animali vivi che poi rivende al mercato. Tranne i gatti che tiene sempre con sé”.
“Oh
per questo, lei è una vera bruja, e
nessuno oserebbe mai contraddirla. Anzi, non immagineresti neanche quanta gente
le porta cibo per i gatti, anche se loro passano la giornata nei campi a
cacciare e non hanno certo bisogno di cibo umano. Andiamoci verso le quattro,
quando mi sarò svegliata dalla mia siesta. Sai che invecchiando non farei altro
che dormire? Il meglio della vita sta tutto nei sogni alla mia età. Forse quando
morirò diventerò una delle gatte di Lucente e potrò andarmene in giro senza
dolori nelle ossa e senza uomini molesti che mi seguono, come mi succedeva
quando ero giovane. E non provare neanche a sorridere, sai. Anche tu custodisci
dietro quella tua pellaccia cittadina il ragazzino magro che seguiva le capre fino
alle cime e correva e nuotava più veloce di chiunque altro. Chi se lo
immaginava che saresti diventato uno scrittore. Però forse il tuo desiderio di
allora di essere sempre in un altro luogo è lo stesso di oggi. Quando scrivi
sei sempre in un altro luogo. Bene, adesso vado a dormire, ci vediamo dopo”.
Quando
la vecchia si chiuse la porta dietro le spalle, Alvaro aprì il quaderno e
iniziò a scrivere.
“Quando
Adelina era giovane, molto giovane e molto bella, uno straniero di passaggio
rimase imprigionato nel suo sguardo e non fu più capace di ritrovare il
cammino. Francisco era un avventuriero che viaggiava con una bisaccia d’oro e
un revolver legati entrambi alla cintura. Adelina aveva occhi chiari e
trasparenti come acqua di fonte, forse l’eredità di qualche straniero che era
passato in quelle terre e fornicato con una delle sue antenate. Quegli occhi
chiari prendevano il colore del cielo quando lei era in piena luce e della
fiamma, quando la sera si sedeva vicino al camino a cucire. Diventavano verdi
gli occhi di Adelina quando andava per campi e per boschi e Francisco iniziò a
seguirla camminando sempre dieci passi indietro perché non voleva spaventarla. Dopo
una settimana, gli sembrò che fosse passato abbastanza tempo e andò ad aspettarla
sulla strada di casa. Lei lo guardò e capì prima che lui aprisse bocca. Gli disse
solo che doveva chiedere il permesso a sua madre e a suo padre che li stavano
aspettando. Tutto il paese di Santiago lo aveva visto e tutti si aspettavano
che lui facesse una proposta. Quando Francisco chiese a don Isidoro se poteva
avere la mano di sua figlia, l’uomo si girò a guardare la moglie donna Mariana.
E lei disse solo “Dipende”, ma poi lo fecero accomodare in sala da pranzo, lo
sfamarono e lui brillava come l’oro nella sua bisaccia. “Don Isidoro, ho molto
viaggiato, sono un uomo abbastanza ricco da potermi fermare. E posso fermarmi
solo qui dove c’è Adelina, se voi me lo permetterete”. Adelina, sorrideva tra sé,
e poi lo guardò e lui alzò lo sguardo verso di lei e precipitò nei suoi occhi
come si cade in un fiume in piena. Si sposarono dopo una settimana e lui non se
ne andò mai più. Dopo mezzo secolo di matrimonio felice, le sue ossa riposano
sotto il carrubo che c’è in fondo al giardino e Adelina va tutti i giorni a
salutarlo e si ferma a chiacchierare con lui. Gli porta sempre una fiaschetta
di pisco e lui sembra gradire, perché il carrubo non è mai stato così verde e
forte, neanche quando era un seme finito chissà come nella sua tasca e che
Adelina aveva messo nella terra sfidandola a far crescere un albero da quel
seme straniero. E la terra aveva accettato la sfida e dato vita a quella pianta
che dava frutti strani, ma utili. Il carrubo era vigoroso quanto Francisco che
aveva fatto con Adelina cinque figli e aveva fatto in tempo anche a conoscere
tredici nipoti. Il carrubo, che non era solo come sembrava, aveva lasciato
andare i semi nell’aria che avevano incontrato altri semi o forse le api, e
altre piante erano nate davanti alle case del paese e facevano una bella ombra
quando la calura si faceva insopportabile”.
Dopo
avere scritto quelle pagine iniziali di un racconto, lo scrittore andò a sdraiarsi
nella sua amaca, c’era tempo prima che Adelina venisse a chiamarlo per andare
da Lucente. Poteva continuare a leggere il paesaggio intorno e spremere qualche
altra storia dalle nuvole e dal volo del falco. Ma si addormentò subito, allora
le storie andarono a trovarlo in sogno, perché un patto è un patto e le storie
vogliono essere raccontate quando hanno scelto lo scrittore che più piace loro.
Oggi
è lunedì 6 settembre del secondo anno senza Carnevale e sono rimasta in
compagnia dello scrittore Alvaro Mutis anche oggi e così la Cronaca 547 ha
accolto questo nuovo racconto, molto compiaciuta dalla bella compagnia.
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