Viviamo
senza pensare cosa diventerà ricordo e cosa oblio. Non sono la luce e le ombre
a decretare chi avrà il sopravvento, sono misteriose le vie del ricordo. Hanno bisogno
di un oggetto, di un desiderio, di un’immagine i ricordi, così si formano e
restano. Ma quanto è reale la staticità del ricordo? Quanto lo è la strada dell’oblio?
Siamo tessitori ciechi che avanzano nel vasto mare dove tutto è dimenticato. Un
mare che è silenzio, un ricordo che è parola. Ritorniamo solo dove siamo già
stati e l’oblio è dove tutto è accaduto, ricordo dove crediamo che qualcosa sia
accaduto.
I limoni, prigionieri
della luce
Non
so quale immagine di
questa
mattina diventerà
un
ricordo che non ho scelto.
Così
decido di aiutare questa
mia
memoria e scelgo i cinque
limoni
stesi sul mobile ad
asciugare.
La luce li colpiva
in
pieno e sapevo che splendevano
di
senso, o almeno così mi
sembrava
mentre la donna stava
decidendo
se congelarli o
conservarli
sotto sale. Questa
è
una buona metafora per ogni
memoria
ho pensato, so
che
mi ricorderò di quei limoni
anche
se dovessi dimenticare
questa
donna e il sole.
Oggi ho ascoltato molte persone che mi hanno raccontato storie di vita incredibili e normali allo stesso tempo. Sono storie che hanno bisogno di essere custodite e allo stesso tempo di essere strappate all’oblio. Storie che devono essere taciute, ma non dimenticate.
Oggi
è lunedì 13 settembre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 554 se
ne sta acquattata sul tavolo, nella cesta dei limoni.
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