Camminano
di notte, non riescono a dormire, del sonno hanno un ricordo vago. Scendono in
strada, camminano piano. Le case di notte sono piccole isole che custodiscono
il riposo di quelli che possono dormire. È nelle ore più profonde del buio che
i sogni riescono a sfuggire dalle finestre socchiuse e vanno a incontrare i
pensieri e i tormenti di chi non dorme. È più difficile vivere senza sogni,
perché tutti i patimenti e le pene restano sospesi nell’anima di chi veglia.
Per questo altri sogni escono dalle case e vanno in cerca dei dolori troppo
grandi per poter essere lasciati nel cuore di un uomo solo o di una donna in
lacrime. Quando il dolore di uno incontra il sogno di un altro, allora e solo
allora, il dolore può placarsi e il sogno insegnare ai cuori che non ci sono
pene senza rimedio e che bisogna lasciare alle notti, alle notti che tornano,
il compito di raccogliere quei frutti amari che sono maturati. Ora che il peso
si è addolcito, qualcuno tra gli insonni si avvia verso casa, apre il portone,
sale le scale, apre la porta di casa e riconosce subito il profumo custodito da
quelle mura e solo da quelle. È un miscuglio di sapone, sugo, cera per
pavimenti, incenso, deodoranti, fiori recisi, pane caldo, caffè mattutino. È il
profumo del conforto quello delle case di notte, è la promessa dell’alba che
accetta l’invito e si ammanta di luce e promesse.
Il giorno che stavi aspettando
Se il giorno nuovo dovesse
avere
solo un profumo,
sarebbe
quello del caffè
che
sobbolle in cucina. Poi
è
lo scroscio dell’acqua nella
doccia,
l’inizio della mattina,
una
promessa ripetuta che
non
si realizzerà, ma la cosa
davvero
importante è sapere
che
la promessa esiste, che
berremo
quel caffè e respireremo
il
profumo del pane caldo e
sentiremo
una voce cara che ci
chiama
e dice: “Vieni, questo è
il
giorno che stavi aspettando”.
Si
preparano le case ad affrontare la nuova notte che viene, si preparano così
come l’amante attende la sua amata. Con un senso di ineluttabile e di attesa, perché
anche le notti portano promesse, ciascuna notte ne ha una diversa e gli insonni
che camminano senza sogni e senza speranza, possono allungare una mano verso l’albero
più vicino e ci sarà sempre un frutto pronto a placare quella fame senza nome
che accompagna l’inquietudine notturna.
Oggi
è mercoledì 15 settembre del secondo anno senza Carnevale e la notte è pronta,
è arrivata, forse ci porterà la grazia di un sonno di sogni e speranza, forse
solo di un sonno senza sogni e lascerà all’alba il dono della speranza. Per questo
ho scritto anche oggi una nuova Cronaca e questa è la 556, che sta proprio nel
mezzo del mese che ci porta l’autunno.
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