Le
domeniche di settembre sono diverse dalle domeniche di qualunque altro mese
perché ci costringono a fare i giocolieri con la luce, ci costringono ad amare
la sera anche se è fredda e a cercare conforto nelle foglie che sfidano le
stagioni e restano ferme tra la terra e il cielo. Quante domande portano le
domeniche di settembre, domande senza risposta, domande senza domande.
Giocare a poker con
il tempo
Come
hanno fatto l’onda
e
la spiaggia a trasformare
la
collisione in un gesto
d’amore?
Come ha imparato
il
gabbiano a salire senza ali
portato
solo dal vento? Come
le
conchiglie hanno permesso al
tempo
di renderle sabbia? C’è
una
volontà in ogni resa? O
abbiamo
solo imparato che è
il
tempo a vincere sempre, tiene
in
mano il suo full di assi e quando
serve
esce la carta con il quinto
seme,
un fulmine o una richiesta
di
pace, è lo stesso e un po’ si
annoia
perché vince sempre e
vorrebbe
maggiore resistenza
nelle
creature che hanno imparato
a
conoscerlo. Ma lui non sa, non lo
sa
il tempo, che noi possiamo
guardare
la sua schiena mentre
lui
non ha specchi dove sostare.
E
la sua vittoria è solo un’illusione
perché
noi lo sfidiamo con poesia
e
pittura, con le storie che mai
smettiamo
di raccontarci e allora
si
arrende, perché senza di noi
sarebbe
un’onda senza il mare.
Ecco,
ora la sera è scesa, mi lascio cullare da questa dolcezza della stagione, penso
che dovremo aspettare un altro anno, penso a Anne Sexton, la cui reminiscenza
aleggia nella mia poesia. Posso tornare a scrivere con animo più tranquillo,
sono le storie che chiamano la loro conclusione.
Oggi
è domenica 12 settembre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 553
sta inseguendo le onde su e giù per la spiaggia.
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