Ogni passo risuona sul selciato, è un rumore regolare, una passeggiata d’autunno, fatta così, senza pretese. Mi fermo a guardare oltre le cancellate che nascondono i giardini e un silenzio diverso accoglie il mio sguardo. I secoli si mostrano nella pietra della fontana e l’acqua ritorna nella vasca come se la sua origine non fosse il cielo, ma la terra. A ogni respiro ci muoviamo in un diverso spazio e il tempo sventola su di noi come un aquilone la sua coda di bandierine colorate. Anche il cielo mostra una coda di nuvole, grigie su grigio e non lascia spazio ad altro che a questo cielo che copre l’azzurro, anche se noi sappiamo che è sempre lassù, oltre le nuvole. Ci protegge questo cielo dalla malinconia autunnale, perché ci spinge oltre il giardino e la fontana, ci spinge verso il nostro giardino e la nostra casa che ancora aspetta il ritorno degli amici.
La mancanza non è
perdita,
è solo un cielo
coperto di nuvole
Ogni
risveglio è un ritorno
dalla
terra senza nome
dove
abitano i sogni, dove
abitiamo
noi ogni qual
volta
ci fidiamo del sonno
e
ci abbandoniamo a questa
avventura
che ci fa smarrire
e
poi ci riporta dove il tempo
è
una freccia ordinata che
scorre
in avanti, mentre noi
avremmo
preferito restare
in
compagnia dei nostri cari
che
nella coda di quella freccia
respirano
ancora la stessa aria
e
sorridono e le loro voci sono
allegre
e senza nostalgia.
La
mancanza non è perdita, è
solo
un cielo coperto di nuvole.
Quando
arriviamo a casa la luce filtra da vetri che sembrano azzurrini e verdi, una
luce fredda perché non c’è il sole e le foglie sembrano ancora sugli alberi. Ma
noi sentiamo nelle ossa e nel sangue che tutto sta per accadere, che tutto
arriverà a compimento e lasceremo la terra al suo riposo invernale e gli alberi
muti e spogli a consolare le stelle che non trovano più le foglie con cui
conversare. Mentre io e te possiamo parlare in ogni momento, anche nella
distanza, basterà un solo pensiero e sentirò la tua voce cara che mi chiama e
mi sorride.
Anche
in questo sabato 25 settembre del secondo anno senza Carnevale, ho scritto una
Cronaca, la numero 566, fatta di poco, di parole, di cielo invisibile, di
stelle senza consolazione.
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