Spazio dopo spazio, vento dopo vento e sillaba dopo sillaba, un’altra giornata sta arrivando al suo compimento. Cosa abbiamo lasciato di noi nel tempo, cosa il tempo ci ha donato?
È sempre un movimento minimo, un sussurro, una lingua di
fuoco che ci fa spostare dal luogo di sosta che avevamo scelto.
Quando la primavera si affaccia nel mondo e sfiora tutte
le creature, non ci sono distinzioni tra noi e gli altri. Godiamo del sole,
dell’aria chiara, del canto degli uccellini e respiriamo sotto un cielo
sollevato che si rispecchia nel mare come nei nostri occhi.
La passeggiata odierna è stata lunghissima e, nonostante
l’acqua sia ancora fredda, ho camminato sul bagnasciuga e lasciato che il sale
impregnasse vestiti, capelli e viso. Sono passata dalla Casa delle Tre Sorelle
che erano in veranda a prendere il sole. A occhi chiusi sembravano tre divinità
sul loro altare, e i gabbiani devoti arrivavano a inchinarsi e le onde, a ogni
giro, erano un po’ più alte e rumorose.
Sapere
sulla pelle dove la stagione chiara arriverà per prima
Solo noi sappiamo che ogni devozione
è figlia del vento. Senza la sua spinta
non ci sarebbero inchini e piroette,
non potrebbe la rosa chinare il capo e
la betulla piegarsi a occidente, dove
il vento regna e si riposa. Così accetto
la spinta lieve che mi riporta nel tuo
giardino e sorrido all’oleandro e al
melograno, solo noi sappiamo dove
la stagione chiara arriverà per prima
e siamo pronti a festeggiare questo
nuovo inizio.
Il mare e il suo profumo salato, le alghe e le onde. La
sabbia e l’acqua, i pini in lontananza, i limoni sul tavolo, un bicchiere
vuoto. Poche parole nell’aria perché le divinità non devono essere disturbate.
Rientro prima dell’imbrunire e sorrido ai gatti e al
fuoco che li riscalda. Preparo il tè, sbuccio un’arancia, apro il quaderno e
inizio a scrivere della devozione di questa giornata, del tempo che non è reale
oltre la nostra pelle, delle immagini che danzano nel fuoco, delle ore serali
tonde e arruffate, delle parole che diremo e ascolteremo.
Questa è la Cronaca 346 di mercoledì 17 febbraio del
2021, il secondo anno senza Carnevale. Sapere
sulla pelle dove la stagione chiara arriverà per prima, è il frutto inedito
delle onde che ancora risuonano in me.
1 commento:
Comme j(aime cette poésie dont la simplicité rejoint la création journalière de la beauté des choses et des êtres dont la poétesse est la soeur spirituelle sur notre terre à tous ...
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