Continuo il mio girovagare nel giardino e interrogo le prime gemme sui rami e chiedo alle ombre vaghe del cielo sul prato, quando torneranno le rondini e quando il mondo si aprirà di nuovo. Ho chiesto e ho avuto risposte, ho saputo quel che non immaginavo.
La
risposta delle ombre
Le ombre non bruciano nel fuoco, non
bruciano nel sole, solo si acquietano e
si nascondono per attirare la luce in un
gioco nuovo. E la luce crede di averlo
scelto, quel gioco. Ma solo le fiamme
sanno che il fuoco è la porta di quella
dimensione dove le ombre vivono
nell’aria e la luce striscia sulle pareti.
Posso tornare nella mia dimora di parole e interrogare
anche il fuoco? Sì, posso farlo, ma le fiamme ridono con me e mi mostrano quel
mondo dove la fiamma è cosa viva e dove è la terra a consumarsi, non il fuoco. Esistono
mondi che hanno regole diverse da questo nostro mondo, per avere risposte
bisogna porre le domande giuste. E non sempre ci riusciamo, traditi dal nostro
stesso sguardo, restiamo incantati solo da ciò che abbiamo già visto e mai da
ciò che è nuovo.
È del fuoco questa giornata e le parole brillano un
istante prima di incenerirsi e svanire, prima che il senso attraversi la nostra
ragione e ci dica che le falene amano la luce e non l’acqua, che nessuno ha mai
visto una falena annegata e invece oggi è accaduto sotto ai miei occhi, perché le
creature hanno voltato le spalle al cielo e hanno deciso di cadere, tutte
insieme e non importa dove, non importa dove.
Questa Cronaca 333 è tutta una poesia scritta tra le
fiamme tra il pomeriggio e la sera e oggi è giovedì 4 febbraio del secondo anno
senza Carnevale.
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