Sapere che tutte le ombre dormono dove la luce si ritira,
sapere che la luce dorme per lasciare spazio alle ombre. Sapere che ogni cosa
veduta ora vive in me, sapere che non potrò rivedere ogni cosa, né ricordare ogni
cosa, perché l’eccesso di memoria porta alla follia. Imparare a dimenticare per
poter continuare a vivere e, al contempo, continuare a esercitare la memoria.
Sul confine incerto tra memoria e oblio si susseguono i
nostri passi e l’equilibrio è un passo di ballerina che si innalza sulle punte
e piroetta.
Vedo le ombre danzare sul muro in fondo al giardino e
pallide voci nel vento commentano e commentano quel che io non riesco a vedere.
È una giornata stanca oggi, il cielo è bianco, i rumori
attutiti, ma non c’è silenzio neanche quaggiù. Sento vite scorrere tra rabbia e
rassegnazione, altre tra paura e indifferenza.
Le nostre vite iniziano come allegri ruscelli in montagna
e poi, via via, si mescolano con altre vite, con il mondo, con altre storie.
Ciò
che è stato e ciò che sarà
Guardo il fiume scorrere
tranquillo, riconosco ogni
singolo corso d’acqua che
si è unito, tempo dopo
tempo. Riconosco l’acqua
piovana, più trasparente
dell’acqua sgorgata nella
polla, riconosco il verde
delle alghe e lo separo da
quello degli aghi di pino.
Niente è solo quel che sembra,
nessuno è solo quel che sembra.
Sono provvisorie le nostre
forme, abbiamo vissuto sul
dorso del dinosauro, abbiamo
bevuto l’acqua di Giulio Cesare,
siamo stati il legno della grande
Caravella che ha portato Cristoforo
Colombo a cercare una terra solo
immaginata. Nella neve di San
Pietroburgo abbiamo sentito i
passi di Čechov mentre inseguiva
le immagini della sua dannazione.
Siamo stati inchiostro nella
penna di Borges e siamo stati
il vento delle suole di Rimbaud.
Abbiamo respirato le onde e
visitato il faro di Virginia Woolf .
E abbiamo cercato la Nuova
Zelanda in Costa Azzurra in
compagnia di Katherine Mansfield.
Tutto questo non è solo un racconto,
è vero ed è reale ed è solo un momento
tra l’istante della creazione e l’occhio di
Dio che accoglierà il nostro riposo.
Così è stato e così sarà, così sia.
Basta un minimo movimento a sconvolgere l’ordine delle
cose nel tempo. Così torno sui miei passi e vedo le luci della Casa delle
Parole accendersi. Ogni anima ha il suo rifugio, ogni sera una coperta e ogni
inquietudine un fuoco acceso.
Questa è la Cronaca 335 di sabato 6 febbraio del secondo
anno senza Carnevale. La poesia è inedita, scritta per questa Cronaca che sente
la pioggia correre nel cielo.
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