Da quando avevano iniziato a studiare le costellazioni,
prima sulle mappe celesti, poi osservandole con il telescopio, erano state
prese da una strana frenesia.
Le stelle più antiche avevano nomi di mitologia e leggende,
quelle scoperte in epoche più recenti nomi che erano numeri.
E non era solo la bellezza di quei nomi e la precisione
di quei numeri. Ciò che davvero le aveva rapite, man mano che si addentravano
nello studio di una materia tutta basata sulla ferrea disciplina dello sguardo,
era cogliere le relazioni e le interdipendenze tra i corpi stellari.
Ancora più grande fu il loro stupore di giovani e
appassionate neofite, scoprire che alcune costellazioni non esistevano più
perché erano state sminuzzate in gruppuscoli di minori dimensioni e più
facilmente identificabili. La Nave Argo
era tra queste, ed era anche l’unica delle 48 costellazioni originarie di Tolomeo,
a non essere stata riconosciuta dai suoi successori.
Cassiopea scoprì con gioia che il nome che portava non
era solo quella della superba e bellissima regina madre di Andromeda, ma anche
il nome di una costellazione. Forse per questo le risuonavano familiari tanti
di quei nomi e sempre, al primo sguardo, riusciva a identificare la
costellazione che portava il suo nome tra migliaia di punti luminosi nel cielo
notturno. Sua sorella Berenice era la custode della Chioma, la terza sorella era Andromeda, sorella e non figlia di
Cassiopea in questa porzione di realtà.
In breve le tre sorelle mi avevano raccontato della loro
comune passione ereditata dai genitori. Eravamo sedute in veranda, nella loro
casa di fronte al mare e, dato che le stelle erano ancora invisibili, avevano
srotolato sul tavolo diverse mappe per spiegarmi perché il cielo non fosse mai
vuoto. Tutta la loro devozione si era però infranta contro un fenomeno oscuro. Perché
nel cielo qualcuno o qualcosa stava facendo scomparire le stelle. E cosa accade
quando una stella scompare? Il buio la sostituisce, gli astronomi cercano
spiegazioni plausibili, gli innamorati sentono più tenue la benevolenza dell’universo
sulle loro teste.
Era
tutto nei tuoi occhi il nostro cielo
Un stella non è che luce
portata dal passato sino a
noi. È strano pensare che
Adriano, Cesare e Galileo
l’abbiano contemplata con
le stesse domande di Borges
nella penna. Poi sono arrivata
io, che leggo il cielo solo con
intenti poetici e non cerco
spiegazioni. Ci ho messo un po’
di tempo a capire che una stella
scomparsa non lo è per sempre.
Anche una stella invisibile contribuisce
a disegnare una mappa dove perderci
a ogni stagione. E il nome non
basta di quella stella, per avere
un cammino tracciato tra i marosi
della notte, quel tutto che nessuna
stella può scalfire, se non per piccole
intersezioni. Eppure era tutto nei tuoi
occhi il nostro cielo, anche per questo
io l’ho amato.
Dall’altra parte del tempo ci sono tre sorelle che
disegnano mappe su mappe e fanno affidamento solo sulla potenza del loro
sguardo. Stanno in una casa perduta nella brughiera e scrivono storie che non
hanno bisogno di altri paesaggi per trovare il loro posto nel mondo. Loro che
non sono più tra noi vivono in Jane, Catherine e Agnes.
A cosa servono le stelle, se non a raccontare storie d’amore?
Le mie tre amiche annuiscono, portano con leggerezza il peso di quei nomi. Mentre
siamo ancora intente a parlare, arriva Alexandre con un dono: una mappa
stellare dove sono rappresentate tutte le stelle scomparse di cui si ha
notizia. Sono sul confine degli universi quelle stelle - ci dice il nostro misterioso architetto che
sta costruendo la Casa delle Stelle – ma questo non significa che non potremo
rivederle, basterà scoprire i loro nomi segreti. La mappa di Alexandre è
disegnata su carta pergamena trasparente, quando la sovrapponiamo alla mappa
delle costellazioni circumpolari che sono visibili tutto l’anno nel nostro
emisfero, gli spazi si vanno a riempire e il cielo diventa d’un colpo più
grande. Ho imparato molti nuovi nomi oggi, ho imparato che dietro una piccola
notizia – sono sparite cento stelle nel cielo – sta sempre acquattata una
storia da raccontare e, spesso, anche una poesia.
Oggi è venerdì 26 febbraio del secondo anno senza
Carnevale. Era tutto nei tuoi occhi il
nostro cielo, è una nuova poesia che ho scritto oggi per questa Cronaca
355.
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