Paesaggio dopo paesaggio, sento che il mio sguardo ha
trovato la sua dimora e mi sdraio a guardare il cielo, e mi sdraio a cercare
nelle nuvole forme animali, e mi sdraio a contare le stelle.
Niente fermerà questa sosta, niente verrà a interrompere
questa fusione. Nessuna voce coprirà il mio silenzio, nessuna voce consiglierà
un movimento.
Questa
profondissima quiete
Non ci sono barriere o confini
in questa terra imbevuta di
luce. I bambini giocano nei
campi e si nascondono in
quell’ombra liquida che disseta
i girasoli. Il canto delle cicale
copre ogni pensiero, apro gli
occhi e intorno solo il gelo di
una domenica infinita e il tuo
sguardo che domina questa
profondissima quiete.
Vite su vite si affastellano, come quando si impasta la
farina con l’acqua e poi si ritorna, movimento dopo movimento, a una nuova
forma, a un diverso spessore.
E ho impastato così tanto che non vedo più il confine tra
il tuo paesaggio e il mio. Tutto il mondo visto e quello sognato, stanno nel
nostro sguardo.
Così le immagini si sfilano e, nitide come fotografie,
vanno a popolare il mondo intorno e noi sappiamo che ci sarà una mattina in cui
ti vedrò attraversare il prato e sorridere, senza bisogno di aggiungere nulla alla
voce del vento che soffia sull’altipiano.
Oggi è domenica 14 febbraio del secondo anno senza Carnevale
e questa Cronaca 343 ruota intorno alla poesia come il sole fa con la terra. Questa profondissima quiete è nata dal
silenzio della sera.
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