È il terzo giorno che vado in riva al ruscello e ascolto
il silenzio delle voci umane e cerco di decifrare la natura intorno.
Siamo noi umani a dare voce e senso alle altre creature,
a intessere le altre vite umane, quelle animali e vegetali, e quelle minerali,
in una trama di senso che indichi sia la direzione da cui arriviamo che quella
verso cui siamo diretti.
Per questo genere di movimenti non è necessario muoversi
davvero, si può accogliere la stanchezza del confinamento e farne un luogo
sicuro dove fermarsi a riposare e riflettere. Quanto tempo avevamo sino a un
anno fa per riposarci e riflettere? Molto poco e spesso andava sprecato. Ora siamo
nella condizione opposta in cui il tempo per noi è diventato quasi un eccesso
che non sappiamo bene come gestire. Fuori dai contenitori opachi che sono
lavoro, vita familiare e social, quanto davvero il tempo liberato ci attrae e
ci aiuta a dare senso alla nostra vita?
Qui accanto al ruscello i sognatori continuano a dormire
e gli insonni vagano nella foresta cercando quel luogo dove potersi fermare e
cercare il sonno, un sonno ristoratore, pazienza se i sogni questa notte non
arriveranno.
La
notte degli insonni
Nella foresta continuano a vagare
gli uomini che non hanno riposo e
vagano con loro le donne insonni
e tutti sono diventati ciechi perché
non si può tornare a guardare questo
mondo se lo sguardo non si è aperto
anche su quelli che non controlliamo
e che sono l’unica realtà che ci
consola. La pietra bianca li chiama per
nome e tutti arrivano e si sdraiano,
accettano l’ignoto che è vita stessa,
vita senza nome che sarà la nostra.
Trovo nella poesia questa risposta, una poesia che è
uscita come un pulcino dal suo guscio troppo stretto ormai. E io lascio che
voli via da me sino alla città silenziosa e che da laggiù quel silenzio ritorni
carico di senso e di promesse.
Questa è la Cronaca 331 di martedì 2 febbraio del secondo
anno senza Carnevale, una giornata di silenzio e riflessioni, molto lavoro e La notte degli insonni che mi è nata tra
le mani questo pomeriggio.
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