Ci sono giorni in piedi, come questo che volge al termine. E ci sono giorni seduti, la maggior parte. E ci sono giorni sdraiati dove la pigrizia e il riposo prevalgono.
I giorni in piedi hanno confini segnati da lunghe
passeggiate il mattino molto presto, prima di lavorare e il tardo pomeriggio,
quando la luce scema e la notte torna nel suo ovile fatto di città e lampioni.
Oggi un lampione, nella via principale del mio quartiere,
ha iniziato a oscillare e inclinarsi, subito dopo che ci sono passata sotto con
mio nipote Marco, sino a che si è fermato formando un angolo ottuso con il
marciapiede. In diversi abbiamo chiamato il pronto intervento. Un uomo accorto,
ha deviato il flusso del traffico verso l’altra via percorribile. Tante persone
hanno continuato ad avvicinarsi e a guardare con il naso all’insù e a scattare
fotografie e girare video di quanto stava accadendo. Dopo un po’ sono arrivati
i vigili del fuoco e i vigili urbani, un cavo di sostegno è stato tagliato. Il traffico
impazzito a causa del blocco ha dato l’impressione che fossimo quasi a Natale. Ma
c’era il sole e l’aria era tiepida e non pensavo a niente se non all’oscillazione
di quel palo che stava cercando di coricarsi. Cosa potrebbe essere accaduto? A maggio
dell’anno scorso ci sono stati due blackout durati il primo cinque ore e il
secondo l’intera giornata nel corso della stessa settimana, sono stati fatti
scavi per cercare il guasto. Sotto quella via passa la metropolitana, sono
stati fatti scavi negli anni Sessanta del secolo scorso, ma il palo è molto più
recente. Nel vecchio quartiere della Maddalena, ora De Angeli, il fiume Olona
scorreva libero fino agli Trenta del Novecento. Ora è sotterrato, motivo per
cui Milano è una città senza fiume. Hanno scavato anche per costruire le
discese facilitate dai marciapiedi, tantissimi anni fa e, cercando in Rete, ho
scoperto che a dicembre del 2020 un altro palo dell’elettricità è caduto nella
via parallela a quella odierna e una donna è rimasta ferita. Cosa sta accadendo
nel sottosuolo? Qualcuno se ne sta interessando? Così la città non più
silenziosa affronta le piccole emergenze che ci riportano in una vita quasi
normale, se non fosse per le mascherine. Poi all’imbrunire sono andata a fare
un giro in Feltrinelli e ho comperato 3 copie di un libro che adoro e alla cui
realizzazione ho contribuito tra il 2019 e il 2020.
Il repertorio dei matti della letteratura russa, curato da Paolo Nori e pubblicato da Salani, raccoglie piccole storie, immagini e sogni tratti da romanzi e racconti russi. Il mio contributo sta in 6 frammenti presi dai racconti di Anton Cechov, storie tristi e allegre allo stesso tempo, ecco che ne scelgo una per chiudere le divagazioni quotidiane, una Cronaca tutta Cronaca, con la poesia chiusa in casa a meditare.
624. Il cappotto e
l’ombrello
Uno era un pope e aveva una fede tale che quando, in
tempo di
siccità, usciva per le campagne a chiedere la pioggia, si
portava
dietro l’ombrello da acqua e il cappotto di pelle, perché
sulla via
del ritorno la pioggia non lo inzuppasse.
Questa è la Cronaca 340 di giovedì 11 febbraio del
secondo anno senza Carnevale, anche se pare che da qualche parte lo si
festeggerà. Ma le notizie sulle mutazioni del virus, sembra che esista una
variante milanese, sono sconsolanti e il piano vaccinale va a rilento. E, a
meno che il virus non decida di ritirarsi a vita privata, continueremo a stare
lontani e a girare mascherati.
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