mercoledì 3 febbraio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/332: la pioggia di febbraio già lo sapeva

 


 

Adoro la pioggia e oggi piove sul mio giardino qui ai piedi delle Montagne della Nebbia e piove sulla città silenziosa che finge che tutto stia ricominciando ad andare bene. La pioggia rallenta il mondo e attenua i rumori, scivola lungo i vetri e accoglie le nostre lacrime celandole e disperdendo il sapore salato che ci ricorda la nostra provenienza dal mare.

 

Nelle soglie riposa la poesia

 

Esiste una soglia tra la pioggia e

il cielo. Esiste una soglia anche

tra la terra e la pioggia. In quello

spazio infinitesimale si nasconde

lo sguardo del poeta. Quello sguardo

che contiene e avvicina ciò che è

basso e ciò che è alto, senza mai

dimenticare che è nelle soglie che

riposa la poesia, quella poesia che

risponde ai richiami e si lascia

incantare dalla nostra piccola

vita umana e delira se la lasciamo

entrare nel sogno dove viviamo

un’altra vita, più sincera della

vita reale. La poesia già lo sapeva.

 

Quando la pioggia è sottile come oggi è bello passeggiare senza curarsene e lasciare che le goccioline si fermino sulla superficie del giaccone e del cappuccio ben calcato sulla testa. Il rumore dei passi nelle pozzanghere richiama alla mente il rumore di pozzanghere d’infanzia, dove si poteva saltare dentro con gli stivali di gomma lucida, neri, gialli o rossi. E rossi erano i miei preferiti che spezzavano l’uniformità grigia dei palazzi e degli alberi spogli. E quando saltavo potevo credere di stare saltando fino al luogo origine della pioggia.

Che strano camminare nella pioggia, invece, quando la pioggia è più forte dell’aria che respiriamo e ci circonda come fossimo naufraghi e ci mozza il respiro, ci copre lo sguardo e ci spinge a rientrare veloci a casa.

Quanti luoghi avremo potuto chiamare casa? Quanti sorrisi al nostro rientro, quanti bollitori sul fuoco per fare il tè? Quanti mandarini sbucciati e divorati e le bucce lanciate tra le fiamme?

Quante parole ancora, quante Cronache prima che questo dolce stare rinchiusa in casa sia davvero solo una scelta e non una necessità?


La pioggia di febbraio già lo sapeva

 

Mi alzo, mi siedo, giro

intorno alla stanza, bevo

il tè, vado alla finestra dove

l’albero mi saluta e dove io

saluto la pioggia. Questa pioggia

di febbraio che si accomiata

dall’inverno e annuncia la nuova

primavera. Mi siedo, prendo in

mano la penna, scrivo e poi

mi alzo, la finestra è illuminata

ma non capisco da dove arrivi

la luce. È un giorno nuovo, forse

una nuova stagione che si annuncia

a noi creature rinchiuse ancora tra

le stesse mura.

 

Oggi è mercoledì 3 febbraio del secondo anno senza Carnevale. Questa Cronaca 332 è figlia della pioggia e di un pomeriggio felice. Le poesie La pioggia di febbraio già lo sapeva e Nelle soglie riposa la poesia, sono mie e sono inedite.

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