Adoro la pioggia e oggi piove sul mio giardino qui ai
piedi delle Montagne della Nebbia e piove sulla città silenziosa che finge che
tutto stia ricominciando ad andare bene. La pioggia rallenta il mondo e attenua
i rumori, scivola lungo i vetri e accoglie le nostre lacrime celandole e
disperdendo il sapore salato che ci ricorda la nostra provenienza dal mare.
Nelle
soglie riposa la poesia
Esiste una soglia tra la pioggia e
il cielo. Esiste una soglia anche
tra la terra e la pioggia. In quello
spazio infinitesimale si nasconde
lo sguardo del poeta. Quello sguardo
che contiene e avvicina ciò che è
basso e ciò che è alto, senza mai
dimenticare che è nelle soglie che
riposa la poesia, quella poesia che
risponde ai richiami e si lascia
incantare dalla nostra piccola
vita umana e delira se la lasciamo
entrare nel sogno dove viviamo
un’altra vita, più sincera della
vita reale. La poesia già lo sapeva.
Quando la pioggia è sottile come oggi è bello passeggiare
senza curarsene e lasciare che le goccioline si fermino sulla superficie del
giaccone e del cappuccio ben calcato sulla testa. Il rumore dei passi nelle
pozzanghere richiama alla mente il rumore di pozzanghere d’infanzia, dove si
poteva saltare dentro con gli stivali di gomma lucida, neri, gialli o rossi. E rossi
erano i miei preferiti che spezzavano l’uniformità grigia dei palazzi e degli
alberi spogli. E quando saltavo potevo credere di stare saltando fino al luogo
origine della pioggia.
Che strano camminare nella pioggia, invece, quando la
pioggia è più forte dell’aria che respiriamo e ci circonda come fossimo
naufraghi e ci mozza il respiro, ci copre lo sguardo e ci spinge a rientrare
veloci a casa.
Quanti luoghi avremo potuto chiamare casa? Quanti sorrisi
al nostro rientro, quanti bollitori sul fuoco per fare il tè? Quanti mandarini
sbucciati e divorati e le bucce lanciate tra le fiamme?
Quante parole ancora, quante Cronache prima che questo
dolce stare rinchiusa in casa sia davvero solo una scelta e non una necessità?
La
pioggia di febbraio già lo sapeva
Mi alzo, mi siedo, giro
intorno alla stanza, bevo
il tè, vado alla finestra dove
l’albero mi saluta e dove io
saluto la pioggia. Questa pioggia
di febbraio che si accomiata
dall’inverno e annuncia la nuova
primavera. Mi siedo, prendo in
mano la penna, scrivo e poi
mi alzo, la finestra è illuminata
ma non capisco da dove arrivi
la luce. È un giorno nuovo, forse
una nuova stagione che si annuncia
a noi creature rinchiuse ancora tra
le stesse mura.
Oggi è mercoledì 3 febbraio del secondo anno senza Carnevale.
Questa Cronaca 332 è figlia della pioggia e di un pomeriggio felice. Le poesie La pioggia di febbraio già lo sapeva e Nelle soglie riposa la poesia, sono mie
e sono inedite.
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