Ecco che sono partiti nel cuore della notte, mentre la neve iniziava a scendere qui nella città silenziosa e a cantare quel canto segreto che solo le città conoscono.
Il vecchio VentiVenti camminava a testa bassa nella tempesta, avvolto in un mantello che lo ricopriva da capo a piedi. Il giovane ribelle VentiVentuno lo seguiva spavaldo a capo scoperto, con un mantello corto e i calzari come se non sentisse la neve e il gelo. Ma forse davvero non li sente, perché non è ancora nato e questa dimensione non è ancora la sua, se mai lo sarà.
Non c’era bisogno di percorrere tutta quella strada, ma il vecchio voleva che il giovane capisse il valore dei riti di passaggio. Quando arrivarono nella città silenziosa, nella mia città, ma potrebbero essere arrivati ovunque, l’alba era già sorta e tutto era bianco sia sopra che sotto.
Il cielo
continuava a scaricare neve e la terra accoglieva tutto quel bianco che
diventava una coperta gelida e immacolata, almeno sino a quando gli umani non
sarebbero passati a calpestarla.
Nessuno li ha visti camminare sotto le mie finestre, se non io. Questa fiaba la sto immaginando io, giorno dopo giorno, e fino a che non scrivo, io sola vedo quello che accade intorno e dentro questo livello di realtà.
L’anno presente e l’anno futuro hanno attraversato le vie sino a uno dei più grandi ospedali, hanno visto uomini e donne che respiravano solo attaccati ai macchinari. Hanno visitato uno di quei ricoveri dove gli anziani sono morti come mosche nella calura. Hanno visitato le scuole vuote da mesi, i supermercati, i tanti negozietti di quartiere che hanno chiuso per sempre, i ristoranti e i bar che forse riapriranno, i teatri e i cinema, i parchi.
- Vecchio, cosa pensi di ottenere da me, facendomi vedere tutta questa devastazione? Così mi convinci, semmai, a restare nella mia stanza all’infinito, non certo a venire qui.
VentiVenti pensava al Teatro del Mondo, dove Lino e Chino, con Miren e Geppo e il bambino divino, Bimba e la Sirenetta si stavano scaldando intorno al piccolo fuoco.
- Ti comporti come i giovani umani che pensano di fermare il tempo continuando a fare vite adolescenti. Neanche tu puoi mutare l’ordine del tempo. Noi siamo solo servitori e dobbiamo piegarci al mistero che lui è e che noi, di conseguenza, siamo. Noi siamo l’ineluttabile. Guarda questi fiocchi di neve, non hanno chiesto di esistere, non in questa forma almeno, non hanno chiesto di scendere dal cielo e planare su queste strade nella città silenziosa, anziché nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia. Eppure, scendono, fioccano, brillano un istante e poi si spengono. La vita è questa e non sarai certo tu a rivoluzionarla. Tutto quello che possiamo fare è riparare i danni, le storture e, quando siamo fortunati, vivere in questa dimensione con un corpo umano e i loro sensi. Tu ancora non sai quanto sia bello questo posto, quanto sia profumata l’aria e dolce bagnarsi nel mare o in fiume tranquillo. E cibarsi del loro cibo, innamorarsi, provare emozioni. Potrai essere uno di loro, per un anno soltanto tutto di seguito. E potrai tornare, se lo desideri, ma solo per aiutare gli altri e vivere nei loro panni.
VentiVentuno, che del Teatro del Mondo conosceva solo quello che gli altri vecchi gli avevano raccontato, era sempre più curioso e si chiedeva se non fosse il caso di fidarsi. Fidarsi, cioè affidarsi al Tempo, al suo inarrestabile fluire, al senso che nessuno comprende di primo acchito.
- Prima di prendere la mia decisione definitiva voglio che mi porti a vedere alcuni dei posti che tu hai trovato bellissimi. Vediamo se riesci a convincermi.
VentiVenti sorrise tra sé e sé… sapeva che la curiosità del giovane apprendista avrebbe avuto il sopravvento e iniziò a elencare mentalmente i luoghi che avrebbero potuto vincere le incertezze di VentiVentuno.
- Vieni – gli disse – siamo in Italia, qui sono concentrati la maggior parte dei paesaggi, dei luoghi e delle opere d’arte imperdibili. Qui mangerai cibi deliziosi, ma solo dopo che sarai “nato”.
Mentre VentiVenti e VentiVentuno si incamminarono verso la prima tappa di questo inaspettato e inconsueto viaggio, mi insinuo nella mente dell’anno che sta per finire e gli suggerisco posti che vorrei rivedere o vedere anch’io.
Questa è la Cronaca 295 di lunedì 28 dicembre dell’anno senza Carnevale e, sotto fiocchi di neve veduti e poi solo immaginati, parto anch’io per questo viaggio d’inverno che tiene la musica racchiusa nel cuore.
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