Non è un caso che in dicembre, e oggi in particolare, festeggiamo la luce e le luci. Dicembre è il mese della luce, proprio quando siamo più vicini al sole e più obliqui, manifestiamo la nostra fame di luce, di chiarezza, di calore.
Lo sguardo non è un movimento a una sola via c’è chi guarda e chi è guardato, il mondo si offre ai nostri occhi tutto intero e noi pure siamo nello sguardo degli altri e in quello delle cose e delle altre creature animate e inanimate.
Noi esistiamo prima nello sguardo di chi ci guarda, poi nel nostro stesso sguardo quando ci guardiamo allo specchio, in una vetrina, nell’acqua.
Ma anche in una nuvola, in una stella, in un albero teso nel vento, anche in ciò che è opaco noi ci riflettiamo, quando lo facciamo con gli strumenti misteriosi della poesia.
Oggi è la festa di Santa Lucia e, qualche anno fa nel 2013, l’amico giornalista e organizzatore culturale Alessandro Bottelli chiese a diversi poeti e scrittori contemporanei, Nanni Balestrini, Mario Benedetti, Fernando Bandini, Pier Luigi Bacchini, Giancarlo Majorino, Roberto Mussapi, Gianni D’Elia, Franco Buffoni, Daniele Piccini, Danilo Bramati, Stefano Raimondi, Lorenzo Gobbi, Aldo Nove, Valeria Parrella, Gabriella Sica, Ida Travi, Vivian Lamarque, Elena Petrassi, Chandra Livia Candiani, Maria Pia Quintavalla, Giuseppe Conte, Giancarlo Pontiggia, Silvio Ramat, Valentino Zeichen, Andrea Vitali, un testo per la serata bergamasca dedicata a Santa Lucia.
In questa prima poesia è Danilo Bramati che dà voce alla povera Santa cieca:
Orbite
Così terribile è stare nel buio,
gli occhi
strappati e calpestati.
Un vento
gelido sfiora le orbite,
vuoti scuri
e dolenti.
Mondo,
mondo, ci sei?
Lucia…
Lucia…
Chi sussurra
il mio nome
nella
tenebra? Voci ambigue,
aliti
urlanti su di me.
Nome… nome
di chi?
Nome
strappato,
calpestato
con gli occhi.
Così
terribile è sanguinare
senza nome
né orbite,
senza una
mano che ti porge una rosa.
Lo sguardo è
quindi ciò che tesse la relazione tra il nostro occhio e il mistero della rosa.
La mia
poesia scritta per quell’occasione, l’ho poi pubblicata nel volume Scrivere il vento nel 2016.
Il segreto di Santa Lucia
Se fosse il
nome a custodire
il segreto,
se fosse oltre
la luce che
porti dentro
il dono che
illumina non
le fredde
notti d’inverno ma
le ore
fosche di quella notte
oscura che
dimora nei cuori
senza più
speranza.
È il nome
che rivela la crepa
tra le nubi
compatte d’Occidente
è la luce
che dipana la stagione
e intreccia
i tempi per i giorni
che verranno
dopo l’oscurità.
È il dono
del tuo sguardo a noi
invisibile,
che pur senza guardare
noi o il
mondo, accoglie ogni
nostro
dolore e sfiora i rami
spogli e le
strade deserte, guida
i nostri
passi nel viaggio lungo
di questa stagione
fredda.
Nel 2016
Alessandro mi invitò di nuovo a collaborare alla serata per Santa Lucia e con
piacere accettai e scrissi una lettera e una poesia che mi fa piacere
condividere in questa Cronaca 280.
Cara Santa
Lucia, non ho mai scritto una lettera a un Santo e di rado mi raccolgo in
preghiera.
Oggi però,
in quella fase dell’anno in cui la luce si ritira e le giornate sono brevi
parentesi tra due mantelli di oscurità, sento che è giunto il momento di scriverti
pensando a te, alla verità della tua vita, agli occhi, allo sguardo, alla
visione.
Non ti
chiederò una grazia per i miei occhi stanchi. Ho iniziato a vederci male quando
avevo undici anni e non l’ho detto a nessuno. Stavo giocando a palla-fuoco, quando
una pallonata mi ha colpito in pieno viso. Lo spavento, il male e poi la
percezione di una vista sbagliata dall'occhio destro. Ho fatto finta di niente
fino all'anno successivo. Avevo ricevuto in regalo per il mio compleanno degli
occhiali Ray-Ban da pilota. Erano poco femminili ed erano bellissimi. I miei
genitori mi portarono a fare una visita oculistica di controllo e fu il
disastro. Scoprii di essere miope all’occhio destro in maniera già piuttosto
seria e di dovere iniziare a portare gli occhiali da vista. Piansi a dirotto,
mi rifiutai di farlo, e alla fine mi arresi solo quando ottenni che i miei Ray-Ban diventassero gli occhiali da vista e da sole, con delle lenti
fotocromatiche che alla luce diventavano via via più scure, sino a essere quasi
nere.
Spesso però
non li portavo gli occhiali, perché con tutti e due gli occhi ci vedevo ancora
abbastanza bene. E fino a oltre i vent'anni, riuscii a non portarli tutti i
giorni. Mi arresi solo quando cominciai a non riconoscere le persone per
strada. E iniziai a portare le lenti a contatto, perché gli occhiali davano
un’aria da “secchiona” come si diceva allora e io non volevo sembrarlo. Ma lo
ero, sai? Una bambina e poi una ragazza studiosa, una vera talpa di biblioteca
che preferiva stare rintanata nella sua cameretta a leggere anziché scendere in
cortile a giocare. Separate da secoli le nostre vite non hanno davvero nulla in
comune. Ho letto resoconti sulla tua di vita cercando qualcosa e forse un
piccolo tratto del carattere in comune lo abbiamo: la caparbietà. Niente ti ha
fatto recedere dalle tue convinzioni e dalla tua fede. Io, nonostante le
difficoltà, non ho mai smesso di avere fede nel potere delle parole.
Così oggi,
nel giorno a te dedicato, cara Santa Lucia ti scrivo per dirti che bisognerebbe
aggiungerti ai santi patroni di poeti e scrittori. San Francesco e San Giovanni
Evangelista adempiono bene ai loro compiti e di certo hanno il mestiere “in
mano”. Ma tu, tu che evochi la luce, tu che proteggi la vista, aiutami a tenere
limpido il mio sguardo, a non arrendermi di fronte alle ingiustizie. Aiutami a
tenere salda la mia vocazione, questa chiamata che mi costringe a vivere ogni
giorno una doppia vita immersa nel mondo reale da un lato e immersa nel mio
mondo immaginato dall’altro. Perché nelle parole degli altri poeti e scrittori
io trovo ogni giorno la forza e la gioia e al mondo vorrei restituire questa
gioia e questa stessa forza.
Non
accenderò una candela per te ora, cara Santa Lucia. Affiderò la mia devozione a
questi semplici versi:
Il tuo nome
risplende nella notte più profonda
e in questa
notte io cerco la verità.
Più salgo
con lo sguardo verso il cielo
più sento
che il tuo nome mi chiama
verso la
terra feconda che attende
la pioggia e
la stagione che verrà.
Ora possiamo
stare in silenzio,
sedute
accanto allo stesso fuoco.
Ecco, a distanza di anni sottoscrivo sia la lettera che le poesie e ringrazio Danilo per avermi dato la sua per questa nuova Cronaca.
La luce di questo giorno si è già spenta, c’era il sole oggi, non il sole anomalo del 13 dicembre 1997 dove avevo attraversato la città a piedi in una giornata quasi primaverile, è per via della luce che ricordo quel giorno lontano.
È per via della luce e di Santa Lucia che ricorderò anche questo 13 dicembre dell’anno senza Carnevale.
Il dipinto è L’adorazione dei pastori di Georges de La Tour, in mostra a Milano proprio quest’anno.
1 commento:
L'ombra è sempre in agguato. La luce ci sembra lontana...Siamo spaventati e diffidenti e incoscienti verso tutto e tutti. Tenere la bussola è faticoso. Questa esperienza non ci renderà migliori... Ci vorrà molto tempo e molto impegno per cambiare.
La luce avrà il sopravvento (la “Cronaca” è già una fonte)
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