L’appello al mondo dell’immaginazione e delle fiabe non è caduto nel vuoto. È arrivata per prima Sina la sirena che ha gambe sulla terraferma e una splendida coda nell’acqua. Lei si muove tra il mondo della Sirenetta e quello di Splash, una sirena a Manhattan.
È arrivato Scrooge con il suo canto di Natale, è arrivato Kevin, il protagonista della saga Mamma ho perso l’aereo.
È arrivata, al completo, tutta la banda di Una poltrona per due con intatto l’edonismo degli anni Ottanta.
È arrivata la piccola fiammiferaia che non morirà di freddo, e anche tutta la famiglia degli orsi che qui ricadranno in letargo.
Ci sono i fiocchi di neve che si preparano a invadere la nostra povera terra, ci sono le luci stanche che brillano comunque e i mille escamotage per festeggiare stasera e domani.
Perché potremo anche non avere i nostri cari accanto, potremo anche dover trascorrere giorni interi da soli, ma è comunque Natale, una stella brilla alta nel cielo delle nostre tradizioni e della nostra immaginazione.
Dalla terra ai piedi delle Montagne della Nebbia sono arrivati anche i due lupi innamorati, dal convento segreto di Colorno Borges lo scrittore e Roxanne la badessa.
Qui, nella buca d’orchestra del Teatro del Mondo, con lo spirito del Natale che pensavamo irreperibile, abbiamo capito all’improvviso che Bimba ha potuto dormire perché lo spirito del Natale non era una sola persona, ma tutti noi insieme.
Tutti noi, feriti e spaventati, soli e addolorati. Tutti noi salutiamo il miracolo di una nuova vita che si affaccia, perché Miren ha le doglie e il bambino arriverà a momenti.
Lo spirito del Natale collettivo che noi siamo, inclusi l’onnipotente narratrice e la voce fuori campo, festeggerà questa sera e questa notte e poi domani, l’arrivo della creatura divina che ha stravolto il corso della storia.
Tutti insieme festeggeremo la luce che ha di nuovo superato l’intensità della notte e, pian piano, sta riconquistando il mondo.
Tutti insieme festeggeremo la speranza di un mondo senza pandemia, anche se sappiamo che ci vorrà tempo, ancora tempo. A meno che il virus non scompaia quasi all’improvviso come accadde con la Spagnola un secolo fa.
Vogliamo essere pronti per quando il mondo tornerà a essere abitato e in movimento, quando potremo respirare senza le mascherine in faccia.
Questa mattina sono uscita prima dell’alba per andare a fare la spesa all’Esselunga, per un breve tratto di strada, ho scoperto il naso e respirato l’odore della pioggia e mai nessun altro profumo mi è sembrato così buono.
Così continueremo a fare le cose che amiamo, a scrivere, a leggere, a guardare vecchi film, a cucinare. Sperando che il futuro sia diverso, che i vaccini siano efficaci, che il mondo trovi un nuovo ritmo e una nuova solidarietà.
È sempre stata questa la forza della nostra specie, la capacità di cooperare e di metterci nei panni degli altri. Una forza che in molte fasi della storia è venuta meno, il XX secolo ne è la prova per noi occidentali. Ma abbiamo sempre ricominciato, perché come dice Scarlett O’Hara che è appena arrivata qui in Teatro: “Dopotutto, domani è un altro giorno”.
Buon Natale mie care lettrici e miei cari lettori. Buon Natale e Buone Feste!
Domani vi racconterò qualcosa dei protagonisti di questa storia che è un patchwork di racconti e immagini.
Domani, dopo che avrò messo i pacchetti sotto l’albero e acceso le lucine, domani dopo che avrò onorato la memoria dei miei genitori, ricordando la magia di quei Natali d’infanzia, dove andavo trepidante con il mio fratellino per mano a chiedere loro, se per caso Babbo Natale e Gesù Bambino fossero passati. Per non scontentare nessuno da noi passavano entrambi, e passava anche San Nicola di Bari il 6 dicembre, perché mia madre era pugliese. E il 6 gennaio arrivavano anche i Re Magi e la Befana. Papà andava in sala a controllare, poi mamma lo raggiungeva e poi ci chiamavano e noi andavamo. C’erano accese solo le luci dell’albero di Natale, che era stato messo sul tavolo e illuminava la stanza di colori intermittenti e di una magia che appartiene e apparterrà per sempre a quel luogo e a quella famiglia che ha condiviso gioia, letizia e speranza.
Mi basta questo ricordo, in particolare il ricordo del Natale del 1970, quello che vi ho appena descritto, perché il mio cuore si apra alla gioia e si riempia di letizia e di speranza.
Gioia, letizia e speranza, come fossimo ancora bambini e il mondo vasto e inesplorato.
Oggi è il 24
dicembre, vigilia di Natale dell’anno senza Carnevale, questa è la Cronaca 291
che ha accompagnato sulla soglia dell’epilogo la mia fiaba.
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