giovedì 3 dicembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/270: dove la materia ha forma di rosa, il tempo deve solo profumare

 


Finisce solo ciò che è iniziato, ciò che è iniziato contempla la propria fine dal primo giorno. È un battito di ciglia quella sequenza di istanti che chiamiamo vita, solo un battito di ciglia del Dio nascosto oltre il confine della luce.

Eppure, ogni istante è diverso da quello che lo precede e da quello che seguirà. Sono tondi gli istanti e affilati i momenti. Se un istante si avvicina troppo al momento, troppo alla dimensione umana di questa realtà, il momento sarà una sciabola e l’istante diviso in due mezze sfere scivolerà ai capi opposti del tempo.

Questo avviene quando la neve adorna i petali della rosa, quando l’inverno si accanisce sugli ultimi bagliori d’estate e la materia non risponde al richiamo del poeta, ma solo a quello del vento.

La stagione fredda concede l’uso della terra alle foglie che sono creature aeree e come tali dovrebbero stare solo sui rami e nell’aria.

Le voci si mescolano alle voci e non ci sarà perdono per chi ha sbagliato il tempo della fioritura.

Oh, questa rosa, questa povera rosa che risplende ma non profuma ha sentito il momento rotolarle sui petali centrali e  l’istante piegarle il capo.

Con le rose non funzionano le leggi destinate a noi creature senza spine e senza profumo. Le rose sovvertono le regole celesti e quelle terrestri, le rose sono la vera regola, l’unica regola del tempo e tengono l’estate immobile in fondo al giardino.

Mentre tutto intorno la neve disegna le sagome degli uccelli che sono migrati, disegna le tue impronte profonde, quelle della mattina in cui ti sei fermato a guardare il cielo stellato e la tua voce mi è arrivata attraverso le montagne e le rose l’hanno riscaldata e resa vera.

Resta l’amore dopo la compassione, resta la spina dopo la rosa, resta la foglia nel vortice del vento.

Pure noi restiamo, incolori e stanchi in questi giorni di vero inverno. Così possiamo sognare che il tempo arriverà presto. Che anche questa stagione finirà, adesso che abbiamo imparato di non essere né migliori né più fortunati di chi ci ha preceduto.

Noi che siamo i viventi in questa Cronaca 270 e in questo giovedì 3 dicembre del primo anno senza Carnevale e senza Natale. Noi che respiriamo il gelo e le rose, noi sappiamo aspettare e intanto infrangere questo gioco a somma zero tra l’istante e il momento, perché sappiamo piegarci come la rosa fa dopo che la sua stagione è passata.

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