Quasi ciascuno di noi vive una "condizione" personale, una maledizione privata. Suppongo che ognuno di noi avverta che la propria particolare "condizione" potrebbe rapidamente trasformarsi in una trappola che gli negherebbe la libertà, la sensazione di sentirsi a casa propria nel proprio paese, l'uso di un linguaggio personale, la gestione della propria libertà decisionale.
In una realtà simile noi scrittori e poeti scriviamo. In Israele come in Palestina, in Cecenia come in Sudan, a New York come nel Congo. Talvolta, mentre lavoro, dopo aver scritto per qualche ora, alzo la testa e penso - ecco, in questo preciso momento un altro scrittore, che io nemmeno conosco e che vive a Damasco o a Teheran, in Ruanda o a Dublino, compie, come me, questo strano, insensato, meraviglioso lavoro di creazione in una realtà in cui ci sono così tanta violenza, alienazione, indifferenza, egocentrismo. Ecco, ho un alleato lontano che nemmeno mi conosce, e insieme tessiamo questa astratta rete di fili che, malgrado tutto, possiede una forza immane. La forza di cambiare il mondo e di crearne un altro, di dare voce ai muti e di aggiustare le cose, nel senso profondo, cabalistico del termine.
David Grossman
Con gli occhi del nemico
Raccontare la pace in un paese in guerra
traduzione di Elena Loewenthal e Alessandra Shomroni
Mondadori 2007
2 settimane fa
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