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di tutto possiamo raccontare la storia
Quando Bàal-Shem doveva assolvere un qualche compito difficile, qualcosa di segreto per il bene delle creature, andava allora in un posto nei boschi, accendeva un fuoco, diceva preghiere, assorto nella meditazione: e tutto si realizzava secondo il suo proposito. Quando, una generazione dopo, il Maggìd di Meseritz si ritrovava di fronte allo stesso compito, riandava in quel posto nel bosco, e diceva: «Non possiamo più fare il fuoco, ma possiamo dire le preghiere», e tutto andava secondo il suo desiderio. Ancora una generazione dopo, Rabbi Moshè Leib di Sassow doveva assolvere lo stesso compito. Anch'egli andava nel bosco, e diceva: «Non possiamo più accendere il fuoco, e non conosciamo più le segrete meditazioni che vivificano la preghiera; ma conosciamo il posto nel bosco, dove tutto ciò accadeva, e questo deve bastare». E infatti era sufficiente. Ma quando di nuovo, un'altra generazione dopo, Rabbi Ysra'el di Rischin doveva anch'egli affrontare lo stesso compito, se ne stava seduto in una sedia d'oro, nel suo castello, e diceva: «Non possiamo più fare il fuoco, non possiamo dire le preghiere, e non conosciamo più il luogo nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia». E il suo racconto da solo aveva la stessa efficacia delle azioni degli altri tre.
(una storia della tradizione orale chassidica riportata così come sentita dalla voce di Shemuel Yosef Agnon)
Gershom Scholem
Le grandi correnti della mistica ebraica
traduzione di Guido Russo
Einaudi 1993
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