La mia formazione tutto ciò che ho scritto e tutto ciò che hanno scritto
gli autori che mi hanno influenzato, discende direttamente da lui. Il neorealismo letterario, iconografico e cinematografico si è nutrito di
Robert Capa.
(...)
Gli piaceva portare immagini di mondo e trasformare lo sguardo delle persone sul mondo. Ma le foto che sto osservando non cambiano solo il mio sguardo sul mondo, è come se facessero nascere un’urgenza, come se lanciassero
un allarme: ritornate a guardare il mondo e non limitatevi a prenderne dei calchi, a strappare dal quotidiano una qualunque immagine per reimmetterla in circuito, per bombardare di fotogrammi inutili che saturano la vista e non raccontano nulla. Questi scatti di Capa, infatti, non basta vederli, non è sufficiente guardarli e poi passare oltre: bisogna fermarsi e leggerli. Sulla rivista Holiday Capa scrive: «Sono tornato a fotografare Budapest perché mi è capitato di essere nato lì; ho avuto modo di fotografare Mosca che di solito non si offre a nessuno; ho fotografato Parigi perché ho vissuto lì prima della guerra; Londra perché ho vissuto lì durante la guerra; e Roma perché mi dispiaceva non averla mai vista e avrei invece voluto viverci».
(...)
Il segreto di Robert Capa non sta nel risultato finale, ma nella ricerca,
nel viaggio, che non può esistere se non compromettendo tutto se stesso. Non c’è altra salvezza se non stare dentro ciò che vuoi capire. Se non stare dentro la vita.
frammenti dell'articolo che Roberto Saviano ha dedicato a Robert Capa
dopo avere visitato della mostra a lui dedicata "Capa a colori" al Center of Photography di New York
Repubblica 13 aprile 2014
2 settimane fa
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