Il
pensiero della morte m’accompagna
tra i
due muri di questa via che sale
e
pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di
primavera irrita i colori,
stranisce
l’erba, il glicine, fa aspra
la
selce; sotto cappe ed impermeabili
punge
le mani secche, mette un brivido.
Tempo
che soffre e fa soffrire, tempo
che
in un turbine chiaro porta fiori
misti
a crudeli apparizioni, e ognuna
mentre
ti chiedi che cos'è sparisce
rapida
nella polvere e nel vento.
Il
cammino è per luoghi noti
se
non che fatti irreali
prefigurano
l’esilio e la morte.
Tu
che sei, io che sono divenuto
che
m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo
dietro una traccia fina e debole!
È
incredibile ch'io ti cerchi in questo
o in
altro luogo della terra dove
è
molto se possiamo riconoscerci.
Ma è
ancora un’età, la mia
che
s’aspetta dagli altri
quello
che è in noi oppure non esiste.
L’amore
aiuta a vivere, a durare,
l’amore
annulla e dà principio. E quando
chi
soffre o langue spera, se anche spera,
che
un soccorso s’annunci di lontano,
è in
lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo
ho imparato e dimenticato mille volte,
ora
da te mi torna fatto chiaro,
ora
prende vivezza e verità.
La
mia pena è durare oltre quest’attimo.
Mario Luzi
da Primizie
del deserto, 1952
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