Una luce bianca e grigia,
la pioggia sottile che faceva risplendere l’asfalto e i palazzi, donne con il
colbacco che parlavano russo. Ho camminato a lungo senza ombrello, guardando i
visi e cercando storie nei frammenti di conversazione che coglievo. A volte
anche una parola soltanto è finita nel mio paniere in attesa di essere
intessuta con altre parole in una nuova narrazione. Un uomo di età indefinita
suonava un organetto e Parigi si è stagliata in fondo al viale che sbuca su una
piazza antica dove un piccolo giardino, un’edicola, un fioraio, fanno da
cornice alla bancarella dei libri usati che occupa quel pezzo di marciapiede da
ottanta anni. Me lo ha raccontato Stefano, il proprietario, che ho interrotto
mentre stava pulendo con certosina accuratezza, uno dei sessantuno volumi della
collana dei cento libri Longanesi che ha appena comprato dopo una lunga
trattativa. Ama i libri Stefano, al punto che non sente il caldo d’estate e il
freddo ostile dell’inverno milanese. Da quando ne abbiamo parlato, qualche mese
fa, quando sto per arrivare da lui, immagino che, se i libri di carta
sparissero, al posto della sua bancarella da bouquiniste troverei una triste
colonnina come quelle dei parcheggi e con un bancomat potrei scaricare un
e-book sul mio reader. Invece arrivo e ogni volta piegando il collo sulla
spalla mi fermo a leggere i titoli sui dorsi delle copertine e poi chiacchiero
con lui e a volte anche con qualche altro cliente bibliomane come noi due. Riprendo a gironzolare per il quartiere e di
nuovo le donne russe con il colbacco attraversano la mia strada. Ora nevica,
una fitta caduta di fiocchi piccoli e ghiacciati che tamburellano contro la
superficie delle cose. L’altra sera ho scritto che i fiocchi di neve sono
pensieri rimasti troppo a lungo su una stella. Ne hanno assorbito la luce e la
lontananza. Ma qui a Milano oggi pomeriggio le stelle se ne stavano nascoste
oltre le nuvole fitte, mente Parigi e San Pietroburgo erano bagnate dallo
stesso fiume, impercettibile dagli occhi e sensibile al mio vagabondare. Proust
e Dostoevskij, in compagnia di Čechov abitano in questo pomeriggio invernale,
mentre “Un’immensa distesa a est del cuore, ecco ciò che si era spalancato in
me a questa prima lettura, grazie al potere dei nomi, delle immagini, e anche
quelle mappe che precisavano l’itinerario…”*.
Le parole oggi sono la mappa per decifrare la città invisibile che abita in me.
Le parole oggi sono la mappa per decifrare la città invisibile che abita in me.
E.P.
* Philippe Jaccottet La
parola Russia
a cura di Antonella Anedda
Donzelli Editore 2004
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