Che cosa
faceva in quel periodo?
«Prima
di essere una scrittrice io sono una lettrice, lo sono sempre stata».
Fin
da piccola divoravo London, Faulkner e molta fantascienza. Anche oggi i miei
libri sono sporchi di salsa di pomodoro perché non riesco a staccarmi da una
lettura nemmeno quando cucino».
Il suo racconto più famoso cita le montagne. Ma a lei
piace anche l'oceano...
«Tutto
è cominciato quando i miei genitori affittarono una casa quasi diroccata sulla
costa del Maine per 25 dollari la settimana. Si trattava di una casupola
arrampicata su una piccola scogliera a picco sull'oceano. Ricordo il sentiero
che ci portava nelle piscine naturali formate dalla marea. È stata una
settimana di esplorazione, ricerca di conchiglie, studio delle alghe marine e
delle piccole creature che vivevano in quelle pozze d'acqua. E poi la scoperta
di monete perse nella sabbia e i ricci di mare».
Perché ricorda in particolare quell'esperienza?
«Era
un mondo senza tempo. A noi bambine quella casa sembrava un luogo perfetto in
cui vivere, ma mia madre si lamentava per la cucina primitiva, un vecchio forno
a cherosene con due fuochi. Non ci siamo mai più tornati; molti anni dopo,
senza rendermene conto, ho comprato una casa in Newfoundland che assomigliava
molto alla casa del Maine».
Cosa le manca di più, oggi?
«L'oceano,
appunto. Ho passato gli ultimi trent'anni della vita tra pianure e
montagne. Mi manca il nord Atlantico, salato e ansimante, come manca a
chiunque sia vissuto da quelle parti.
E
ho visto molti mari: dall'oceano Indiano al mare della Tasmania, ma quello che
parla al mio cuore è l'oceano Atlantico. Lì mi sentivo davvero in vacanza».
frammento
dell'intervista di
Antonio Monda a Annie Proulx
la
Repubblica 25 agosto 2011
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