Lei è famoso per i tempi lunghissimi che si prende per scrivere.
«La prima storia è stata scritta in poche settimane, ma l'avevo in mente da tantissimo tempo, e l'ho lasciata ferma e ripresa più volte. Il tempo complessivo del racconto è stato superiore ad un anno».
Perché nuovamente racconti, dopo un romanzo?
«È una forma che amo molto: la trovo un'esercitazione nell' arte della psicologia. Spesso hanno meno successo dei romanzi ma credo che i tempi stiano cambiando e che la gente cominci ad apprezzarli sempre di più. Ho scritto questa raccolta di nascosto, mentre lavoravo alla commedia che debutterà il prossimo autunno e alla traduzione della Haggadah: non lo sapeva nessuno e non avevo alcun contratto. Non mi sono mai sentito così libero, ed ho anche cambiato le mie abitudini. Per la prima volta non ho scritto in un caffè ed ho pensato che con la scrittura bisogna avere il riguardo che si ha con il latte: mai lasciarlo troppo a lungo fermo, perché si guasta».
frammento dell'intervista di Antonio Monda a Nathan Englander in occasione dell'uscita della raccolta di racconti Di cosa parliamo quando parliamo di Anna Frank
la Repubblica 2 gennaio 2012
2 settimane fa
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