Perché scrivi?
Le prime risposte che mi vengono in mente.
Perché non so fare di meglio: malinconico, privo di verifica, non è quasi mai vero.
Per guadagnare: ci sono modi più rapidi, efficaci.
Per comunicare: vero per molti, ma per me non è un bisogno primario.
Per vocazione: spiega tutto, quindi niente.
Per ambizione: come la precedente.
Per il piacere: non ne vale la pena (alla lettera).
Alcune motivazione molto personali, perciò tipiche.
La parabola dei talenti: che uso hai fatto dei talenti che ti sono stati dati all'inizio. Ho la percezione visionaria di avere ricevuto talenti da impiegare nella letteratura e la percezione dolorosa di non impiegarli abbastanza bene: donde sensi di colpa ricorrenti, non troppo forti da farmeli superare con l'ininterrotta dedizione al lavoro, non troppo deboli da farmeli superare con l'ininterrotta dedizione al lavoro, non troppo deboli per ignorarli. Perciò avrò vita di scrittore lunga.
Altre motivazioni: desiderio di vivere attraverso il linguaggio. Vivo anche in altri modi, con gli altri, da solo. Però nel linguaggio si può essere vivi anche quando non lo s è più. Questa mania introduce una terza motivazione: dare vita a qualcosa che poi viva una vita propria, autonoma, indipendente dall'autore e a volte contraria a lui. Un personaggio, una trama, un mondo.
Meta grandiosa. Credo che valga la pena.
Giuseppe Pontiggia
2 settimane fa
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