Asce
Sotto i cui colpi il legno risuona,
E gli echi!
Echi fuggenti Via come cavalli dal centro.
La linfa,
Sgorga come lacrime, come
L'acqua che si sforza
Di ristabilire il suo specchio
Sulla roccia
Che ruota e digrada.
Un teschio bianco
Mangiato da erbe selvatiche.
Dopo anni
Le incontro per strada.
Parole secche e senza cavaliere
Colpi instancabili di zoccolo
Mentre
Dal fondo dello stagno, stelle fisse
Regolano una vita.
1 febbraio 1963
Sylvia Plath
dalla raccolta Le muse inquietanti
traduzione di Gabriella Morisco e Amelia Rosselli
Mondadori 1985
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