C'è il pianoforte nero che suonava ogni giorno: «Glielo regalò il padre dall'Inghilterra due mesi prima di morire». L'edizione Adelphi di Allucinazioni, El hombre que confundió a su mujer con un sombrero e tutti i suoi libri pubblicati all'estero. La locandina del film tratto da Risvegli, appoggiata a terra. Cechov, Faulkner, Auden, che aveva conosciuto in gioventù, una biblioteca sterminata di letteratura e saggistica. La moquette beige, come l'amorfa porta del suo appartamento. Il letto con la coperta azzurra, come lo ha lasciato. E poi l'adorato dizionario di inglese Oxford «che leggeva ogni sera a letto con me prima di addormentarsi». La foto seppia di Muriel Elsie Landau, madre amatissima e uno dei primi chirurghi della storia britannica. Gli scatti di lui nel suo studio, prima di un tuffo nel lago e quello con la t-shirt rossa di Musicofilia. «Questa foto con i lemuri invece è stata scattata durante il nostro ultimo viaggio insieme, nella riserva di Durham, in North Carolina. Era il luglio 2015, un mese prima che se ne andasse. Oliver studiava molto l'evoluzione, dunque i lemuri gli piacevano molto».
Il 30 agosto 2015, a 82 anni, Oliver Sacks è morto in questo appartamento di New York, nell'alternativo quartiere di Chelsea, a pochi passi dal Whitney Museum di Renzo Piano. Ma qui, in queste stanze semplici del secolo breve, c'è ancora una brezza di vita meravigliosa, di tenue immortalità. Il nostro Virgilio è Bill Hayes, unico vero amore di Sacks. Scrittore e fotografo americano di 56 anni che per la prima volta parla a un giornale dopo l'addio del compagno e che domani pubblica per l'editore americano Bloomsbury il meraviglioso Insomniac City. Il libro, che è nato l'anno scorso dopo un breve soggiorno a Roma, è un diario della vita di Hayes a New York, dove si è trasferito nel 2009, ma soprattutto della sua relazione con Oliver Sacks. Fino agli ultimi, drammatici istanti della sua vita.
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Sacks e Hayes si sono conosciuti nel 2009, nella primavera di New York, davanti a un caffè. L'amore è sbocciato pochi mesi dopo, a dicembre, mentre Oliver salutava Bill in partenza verso Washington dove la sua famiglia lo attendeva per Natale: «Fu lui a cercarmi a inizio di quell'anno: gli era piaciuto molto il mio libro
The Anatomist e mi aveva scritto », spiega Hayes. «Così abbiamo cominciato una corrispondenza. Di carta, ovviamente, perché Oliver sino all'ultimo non ha mai avuto un computer, mai uno smartphone. Solo un cellulare minimale per le emergenze. Era di un altro tempo. Come il nostro amore».
Non a caso, Insomniac City, che allude a New York ma anche alle notti insonni dei due, è una collazione di appunti e scritti di Hayes sulla loro passione. «Una delle prime cose che mi disse Oliver fu: "Devi tenere un diario". Scriveva qualsiasi cosa su carta, in ogni momento, era maniacale. Per lui era cruciale "pensare su carta", per memorizzare e selezionare le cose più importanti».frammento dell'intervista di Antonello Guerrera a Bill Hayes, compagno di Oliver Sacks
Repubblica lunedì 13 febbraio 2017
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