Però so che a lei sotto sotto Gadda non piace.
"Sono in minoranza, lo riconosco. Io credo che quando è al meglio Gadda è un grande scrittore, ma non un grande narratore".
Qual è la distinzione?
"Lo scrittore maneggia il linguaggio, il narratore estende il discorso al di là della lingua".
Lei ha più volte manifestato entusiasmo per la prosa d'arte.
"È la pura verità. Sono molto interessato alle arti figurative. Dopo aver scritto un saggio su Longhi, conclusi che la prosa dei critici merita di essere studiata come prosa di invenzione".
Grandi critici, a chi pensa oltre che a Longhi?
"Contini e Debenedetti. Il primo lo considero a tutti gli effetti la persona che ha più influito su di me. Al punto che talvolta scrivendo mi soffermo a pensare: questo l'ha già scritto lui".
E Debenedetti?
"Una sensibilità moderna straordinaria".
Sui narratori del Novecento che giudizio esprime?
"Ci sono stati narratori di grande valore. Tra questi Svevo, Morante, Fenoglio, ovviamente Calvino. Potrei allungare il brodo".
Si concentri su questi nomi, perché sento come una lontana riserva, un dubbio.
"Sono grandi, ma non sono dei giganti. Svevo non regge il confronto con Kafka o Proust, nonostante ciò che ne pensa Debenedetti. Morante non è Thomas Mann. E il resto...".
Il resto?
"È come se i personaggi della narrativa italiana quando parlano debbano esprimere sempre la verità, mai una conversazione brillante, leggera, mai un dialogo persuasivo!".
Ha avuto la tentazione di passare dalla parte dei narratori?
"Non so narrare. La sola cosa che so fare è ricordare".
Cosa intende?
"Saper scrivere ciò che si ricorda. Chi lo ha fatto meravigliosamente è stato Luigi Pintor con Servabo e Carmelo Samonà con Fratelli.
Si tratta però di memorialistica. Narrare è altra cosa. Presuppone l'uscire da sé, dalla propria vita. Occorre possedere talento per trasferire la propria esistenza in un'altra esistenza. Non ho questa capacità di lasciarmi possedere da qualcosa che non sia io".
Ogni grande narratore è in questo senso una specie di Dio.
"È un creatore, le teologie sono successive".
frammenti dell'intervista di Antonio Gnoli a Pier Vincenzo Mengaldo
Repubblica 12 febbraio 2017
2 settimane fa
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