Quello che per un organismo vivente è il DNA, per la lingua letteraria italiana è l'endecasillabo: una matrice, uno schema generante, un'origine perpetua. Un mistero, volendo usare un vocabolario mistico che alluda alla coincidenza, alla collaborazione del fato e della possibilità. Confinare l'endecasillabo alla storia della metrica è un infelicissimo errore di prospettiva. L'endecasillabo non è né l'alessandrino dei francesi né l'odioso decasillabo nostrano. E non basta dire, come si faceva nei vecchi manuali, che con le sue quattro o cinque varianti fondamentali è la misura aurea, la più adeguata al suono della lingua e così via. Gli altri metri si lasciano definire puramente e semplicemente dall'esempio che se ne può fare. Esistono perché qualcuno li ha scritti, la pratica esaurisce ogni possibile teoria.
Emanuele Trevi
Sul'arte della prosa
Nuovi argomenti nr. 73
Mondadori gennaio marzo 2016
2 settimane fa
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