L'Angelo della poesia sta dunque, indimenticato, alle sue spalle, mentre una stessa chiave sembra aprire i vari registri di scrittura di Virginia Woolf, la chiave narrativa, che è anche la sua originale e sorprendente pratica nel caso della critica letteraria. Ai concetti, alle definizioni, si sostituisce l’invenzione di un’atmosfera in cui le opinioni vengono argomentate e offerte come una vera interlocuzione, l’apertura di un dialogo che moltiplica i suoi protagonisti, e crea uno scambio civile e alto. Mentre pone domande e risponde a interrogazioni mal poste, con precise correzioni, man mano disegna una diversa economia mentale e rivela lo sguardo differente e schietto di una donna sul mondo comune. C’è sincerità nella sua critica, e questo crea stupore in noi che leggiamo, perché la sincerità non viene in mente quando si tratta di questioni letterarie (più ovvio parlare di onestà intellettuale, correttezza, competenze…), e invece la parola che a lei meglio si attaglia è questa, che riassume tutte le altre in qualche modo elevandole, perché la scommessa è il mettersi in gioco interamente, non ipotizzare una conoscenza oggettiva, non barare con i propri lettori, non rendere oscuro il proprio pensiero per sembrare più colti, non inseguire il prestigio. La lettrice Virginia scrive certo per guadagnare le sue ghinee, costruire il bagno nella casa di campagna, comprarsi un gatto, fare quello che le pare, ma non perde mai di vista il luogo da cui vuole parlare, che è quello dell’amicizia, di cui sempre vive la sua stessa vita. L’amicizia e la conversazione sono piaceri squisiti, che fanno la felicità dell’esistenza e sono il cuore di ogni libera relazione.Questo e non altro è la sua sfida, «pensare le cose come sono» e «dire la verità», espressioni programmatiche non solo del lavoro dell’arte e sull'arte, ma forme di una politica del linguaggio che tiene sempre accostate la ricerca critica e la sperimentazione stilistica. C’è una bella parola, che lei stessa usa spesso per indicare il nucleo essenziale del rapporto che le interessa tra io e mondo, tra l’io e l’altro: integrity. Nel caso di un romanziere, l’integrità non ha a che fare con l’onore o il dovere morale, quanto piuttosto con la relazione con il lettore; se lo scrittore ci sta dicendo la verità, l’opera, nella sua struttura infinitamente complessa, può suscitare in noi le emozioni più contrastanti, in ragione di una forma che non è il risultato di relazioni fra cose, ma di un rapporto fra essere umano ed essere umano. Questo e nient’altro è la verità offerta dall'autore, questo e nient’altro la verità cercata dal lettore, in reciproca e sovversiva integrità. Attraversando lo spazio delle emozioni.
dalla prefazione di Liliana Rampello
Virginia Woolf
Voltando pagina
Saggi 1904-1941
a cura di Liliana Rampello
Il Saggiatore 2011
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