Un ritratto di Puškin
Dominata dall’amore, dall’amicizia, dall’intrigo galante, dall’avventura, o meglio (e ciò la rende più patetica) dal contìnuo e quasi sempre deluso desiderio di avventura, la vita di Puskin ci appare la più poetica forse e romantica tra le vite dei grandi poeti. Meglio ancora, essa sembra a lui Puskin aderire o attagliarsi in modo così perfetto, da risultare altamente indicativa anche per lo studio della sua opera.
Le sue vicende esteriori sono (per modo di dire) note: dalla già desta infanzia, attraverso un’adolescenza studiosa e turbolenta, col passaggio obbligato per quella irrefrenabile esplosione di vitalità, per quella sete smodata di godimenti che tennero dietro all’uscita dal Liceo, giù giù fino alla maturità sempre feconda ma ancora inquieta. Così come ognuno ha bene o male notizia degli ora citati amori del Poeta, dei suoi infortuni politico-letterari con relativi esili e domicili coatti, dei suoi giochi, delle sue eccentricità, dei suoi duelli, fino all’ultimo che gli costò la vita. E si vuol dire che ciascuno di questi episodi par quasi la figurazione o il segno di un particolare atteggiamento di quell’animo: l’anelito di libertà, l’indole riottosa, l’orgoglio, lo spregio son qui largamente testimoniati, insieme alla connaturale malinconia, alla nobiltà del carattere, alla profonda ed esigente serietà, al rigore di ricerca e di lavoro (su cui non si insisterà mai abbastanza), infine ai concreti interessi umani, ossia per quella umanità colla quale Puskin fu pur sempre in polemica e dalla quale fu quasi sempre amareggiato. Tutti poi essi episodi esemplificano una universalità che, non dichiarata apertamente né affidata a clamorosi messaggi, non è facile percepire, ma sorregge nondimeno l’intera opera e del resto sempre meglio si va manifestando col procedere del tempo; che insomma pone il Poeta tra i maggiori di ogni paese.
Giacché, se si guardi più addentro e si tenti di tirare le somme, questa vita in apparenza disordinata, casuale, persino dissipata, non solo rivela il suo carattere rigorosamente unitario, ma si presenta in fondo meno eccezionale di quanto sembri alla prima. In fondo le esperienze che la compongono non sono molto dissimili da quelle che, se non fece, avrebbe potuto fare ogni uomo di quel tempo: solo che furono dal Poeta vissute con incomparabile intensità. La singolare ricchezza di questa vita è dunque tutta interiore, mentre la sua comunicazione colla vita del tempo ci è garanzia di umano impegno. E in tal senso essa può esserci, pur tra le sue palesi deviazioni, esemplare.
A coloro che abbiano per la vita di Puskin un interesse immediato e generico, come a chi vi cerchi utili indicazioni, raccomandiamo caldamente il recente libro di Henri Troyat: Pouchkine (Plon, Parigi. Veramente l’Autore aveva già pochi anni addietro pubblicato un libro dello stesso titolo, in due volumi); del quale non esitiamo ad affermare che rappresenta alcunché tra quanto di meglio e di più completo si sia fin qui fatto sull’argomento, o addirittura il meglio.
(...)
Tommaso Landolfi
Gogol' a Roma
Adelphi 2002
2 settimane fa
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