Nella notte ci si vede sparire insieme alle cose. Sopravvivono i pochi palazzi ancora illuminati e svegli e la solitudine dell’ultimo autobus che risale l’isola tra i castagni, i pini, i cinghiali. E ogni pensiero verso chi è assente sembra correre più in fretta solo perché la distanza non si vede, perché il buio la inghiotte e come accade in treno non si fa in tempo perché si è completamente dentro il tempo, strappati dalle vite intraviste e insieme nel cuore di quelle vite, profondi come il fischio e il ferro nella terra. [...] Così concepisco la scrittura: scrivere per sparire, perché la vita si squaderni davanti a me, senza di me, il volto finalmente più sfocato del bianco dei fogli o dell’azzurro dello schermo, il volto privato del riflesso. Un mondo dove dimenticarsi: non uno specchio, ma una pietra.
Antonella Anedda
La luce delle cose
Feltrinelli 2000
2 settimane fa
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