Romanzo di un trapianto cardiaco, Riparare i viventi è narrazione che si apre alla scienza, irrompe in un territorio spesso ritenuto estraneo alla letteratura, un territorio visto come il regno della razionalità, dell'obiettività, dell'imparzialità, mentre la letteratura sarebbe quello della passione umana, della soggettività. Ma questa incompatibilità tra scienza e letteratura, questa antica ruggine, non sussiste più in Riparare i viventi dove la scienza è al tempo stesso materia, motore e combustibile del romanzo, e il romanzo riesce a incarnare nella scrittura un'avventura medica.
E la scienza è motore della narrazione, in primo luogo nella misura in cui
iscrive il progetto romanzesco di Riparare i viventi in una dimensione risolutamente euristica: è un percorso di conoscenza.
Perché, prima di scrivere questo libro io non sapevo niente di trapianto cardiaco, e anche l'universo ospedaliero mi era del tutto estraneo e forse anche lì il mio desiderio di scrivere non poteva partire che dall'ignoranza del mio soggetto, da quella specie di tabula rasa che ero nel momento in cui incominciavo il libro. L'ho scritto allora come fa chi parte per una terra lontana, per scoprire qualcosa che ancora non sapevo. E in un certo senso quel romanzo registra il mio movimento verso quel soggetto concepito come terra incognita, assorbe quel percorso di conoscenza che ho seguito nella scrittura.
(...)
Ma c'è di più: è proprio la precisione che nasce da un metodo di inchiesta documentaria, col suo spirito di esattezza e la sua etica dello sguardo, a liberare la creazione, far irrompere la fantasia, mettere in moto la metamorfosi.
Vero e proprio attivatore dell'immaginario: è scialitica a illuminare la frase dall'interno come la lampada sopra il letto operatorio; è elettroencefalogramma ad asciugarla, è Glasgow 3, che ai miei occhi evoca una città scozzese dove si gioca a pallone sotto la pioggia, a designare la natura criptata del linguaggio medico. Queste parole rare, queste parole tecniche, le vedo allora come dei trapianti di materie, le utilizzo proprio per la loro dimensione d'incompatibilità con il romanzo, che apre il campo alla poesia.
Penso al romanzo come a un organismo vivente, come a un ecosistema.
Entità organizzata capace di attingere dal proprio ambiente di che nutrirsi, evolvere e mantenersi in vita, capace di trasformarsi e di riprodursi. Ed è per questo che la permeabilità tra letteratura e scienza sono nel cuore stesso del mio lavoro: è là che riesco a conoscere il mondo, è là che riesco ad amarne il mistero.
Maylis de Kerangal
traduzione di Maria Baiocchi
frammenti dell'intervento che la scrittrice ha tenuto in occasione del Premio Letterario Merck che ha vinto con il romanzo
Riparare i viventi
traduzione di Maria Baiocchi con Alessia Piovanelli
Feltrinelli 2015
il testo completo è stato pubblicato su Repubblica di lunedì 13 luglio 2015
2 settimane fa
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