Con la palpebra abbassata, pesante, il suo viso esprimeva sdegnosa fierezza; e trapelava un rapporto inafferrabile, ma non per questo meno certo, fra quella palpebra immensa e la spalla sinistra alta, portata in avanti: quasi un modo di ricusare distanziando. Se invece guardava intorno, quel suo veder poco illudeva di un'indulgente premura che dava agli zigomi alti una dolcezza come di sorriso.
Ma il suo vero sguardo lo trovava allorché fissava alto e lontano. E come, alzando gli occhi, alzava anche la testa, lo sforzo di tenere eretto il capo, quel sentirsi la nuca dolente per un continuo sciogliersi e serrarsi nodi d'energia, quello squilibrio fra la persona portata a piegarsi e il gesto volitivo, quasi di protesta: tutto ciò, oltre a rendere più acute le pupille, rivelava una straziante contraddizione; ma anche un vittorioso fuoco dell'anima.
Volto e atteggiamento senza carità, né speranza.
Così mi rappresentavo Giacomo Leopardi, quando, da Napoli, decidemmo di andare alla Villa delle ginestre.
(...)
Gianna Manzini
Album di ritratti
La Villa delle ginestre
Mondadori 1964
2 settimane fa
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