Parla pacatamente
Parla pacatamente: sei più vecchio
di quello che a lungo sei stato; sei più vecchio
di te stesso - e ancora non sai
cosa siano l'assenza, la poesia e l'oro.
Un'acqua bruna ha inondato le vie; una breve tempesta
ha scosso questa piatta città sonnolenta.
Ogni tempesta è un'addio, come se centinaia
di fotografi roteassero su noi, fissando con il flash
attimi di panico e di angoscia.
Sai cos'è il lutto, la disperazione tanto violenta
da soffocare il ritmo del cuore e il futuro.
Hai pianto fa estranei, in un negozio moderno
dove svelto continuava a girare il denaro.
Hai visto Venezia e Siena e, sulle tele come nelle vie,
tristi giovani madonne che sognavano di essere
ragazze come tante e ballare a carnevale.
Hai visto anche piccole città, non certo belle,
gente vecchia, spossata dal tempo e dalla sofferenza.
Nelle icone medioevali brillavano gli occhi
di santi bruni, occhi ardenti di fiere.
Raccoglievi sassolini sulla spiaggia, a la Galère,
e di colpo avvertivi una così grande tenerezza
- per loro e per il pino snello, per coloro
che erano lì con te e per il mare
che è davvero possente, ma molto solo -
così grande, come se tutti fossero orfani
della stessa casa, separati per sempre
e condannati solo a vedersi per brevi istanti
nelle fredde prigioni del presente.
Parla pacatamente: non sei più giovane,
l'abbagliante incanto deve accordarsi con settimane di digiuno,
devi scegliere, rinunciare, temporeggiare
e parlare a lungo con gli emissari di paesi aridi
e di labbra screpolate, devi aspettare,
scrivere lettere, leggere libri di cinquecento pagine.
Parla pacatamente. Non rinunciare alla poesia.
Adam Zagajewski
Dalla vita degli oggetti
a cura di Krystyna Jaworska
Adelphi 2012
2 settimane fa
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