LE PAROLE CHE PIANGEVANO
Dopo cena volevo
Sedermi accanto a te
Prenderti la mano, (magari baciarla)
Dirti che sei più amato
Di Dio
Invece
Ho preso un libro che non avrei letto
E sono salita al piano di sopra nel mio vuoto
A un tratto
Il vento
Sentivo che nel piano sottostante sbatteva le imposte e le finestre
Sparpagliava i quadri i tappeti i libri i cuscini
Da cui volavano le piume ovunque
insieme ai fogli dei libri stropicciati
E poi ha afferrato
Il pesante portacenere di Aalto e la colomba di porcellana
dell’Arabia e li ha scagliati sul pavimento di pietra
ha succhiato il sangue dalle nostre vene
Ci ha spezzato le ossa strappato la lingua insieme alle parole
non dette
Il Caos Magnifico
All’improvviso come una donna capricciosa
Ha sbattuto la porta
Ed era notte
E sotto la finestra: VIGNETI, VIGNETI, VIGNETI
e in lontananza il MARE
Vojka Smiljanić-Đikić
dalla rivista Fili d'aquilone
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