ALL’ENTRATA DEL CIELO ODORI DI NOCCIOLE
All'entrata del cielo odori di nocciole
troppo stagionate (ci vorrebbero satelliti
di canfora, lavande, viola appena colta).
Le montagne impiallacciate di mogano
chiedevano restauro o, finalmente,
demolizione. Arcuata nel controsoffitto
s’allargava la schiuma verdina del tempo
aveva preso ormai consistenza di cupola
nonostante l’insolenza degli armadi.
Solo la terra reggeva astuta il paragone
con le diverse opere degli uomini
contorta di radici lieta nel disegno
primaverile ingiungeva alle polveri di
sopportare desideri smaglianti, i venti
Dovemmo tenerne conto: con le mura
avemmo conversazioni sommesse talora
concitate di progetti, costantemente ci
volgemmo ad osservarne i sassi che nei
ciotoli del fiume si specchiavano portando
a galla il sentimento lavato da millenni
di note-parole (da mondi diversi avevamo
raccolto preziosi da mostrarci l’un l’altro
e lei la mandorla amara del nostro giardino
cresceva in grazia ed in bellezza) la luna
aveva scelto la sua casa nel nostro segno
ma stabilmente vi soggiornava il pianeta
amoroso della nascita. Apprese dunque
dopo non molto un modo cortese
quella casa, amabilmente osò perfino
dirci di no. Ci prese per mano lei stessa.
Divelta dalle fondamenta comprese.
Arresa, rinacque.
Marcella Corsi
da DistanzeEdizioni Archivi del ’900 2006
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