Devo alla mia finestra tutto ciò che non scrivo,
è lei l’immagine distesa sulla quale assopiscono i pensieri.
Devo alla finestra il ronzio continuato della mosca
E l’immobile sedere e l’ascolto finché viene sera.
A lei devo il buio pesto e la Pia, che puntuale
Ogni sera accende le lampadine del Natale.
Alla finestra devo ciò che a volte fisso per ore
Badia è lo specchio e l’orologio dei miei giorni
Devo alla finestra l’armonia esterna delle campane,
la fede del suono parente alla quale non apro,
alla finestra devo la pazienza e l’aspettare.
Davanti ad essa però, io non mi commuovo
Né mai mi rallegro. Muta rimango
E non schiudo alcun sentimento alla voce,
ora infatti la sola penna, troppo è il rumore per così poco.
Roberta Dapunt
La terra più del paradiso
Einaudi 2008
è lei l’immagine distesa sulla quale assopiscono i pensieri.
Devo alla finestra il ronzio continuato della mosca
E l’immobile sedere e l’ascolto finché viene sera.
A lei devo il buio pesto e la Pia, che puntuale
Ogni sera accende le lampadine del Natale.
Alla finestra devo ciò che a volte fisso per ore
Badia è lo specchio e l’orologio dei miei giorni
Devo alla finestra l’armonia esterna delle campane,
la fede del suono parente alla quale non apro,
alla finestra devo la pazienza e l’aspettare.
Davanti ad essa però, io non mi commuovo
Né mai mi rallegro. Muta rimango
E non schiudo alcun sentimento alla voce,
ora infatti la sola penna, troppo è il rumore per così poco.
Roberta Dapunt
La terra più del paradiso
Einaudi 2008
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