Penso che si debba festeggiare questo giorno per onorare la memoria delle povere operaie la cui morte tragica ha fatto nascere questa ricorrenza, anche se la veridicità di questo evento è stata messo in discussione, a centinaia le operaie sono morte nelle fabbriche novecentesche e allora un mito fondativo ci vuole comunque. Penso che si debba festeggiarlo perché ogni festa è un rito collettivo che segna l'identità di un gruppo, di una nazione, di una civiltà e, per quanto difettosa sia quella occidentale, le parole libertà e rispetto qui hanno valore. Penso che si debba festeggiare l'otto marzo perché vedo tante giovani donne storcere il naso alla parola "femminismo" dando per scontato che ogni diritto acquisito lo sia per sempre. E invece ogni diritto va riaffermato generazione dopo generazione insieme alla speranza di contribuire alla costruzione di un futuro migliore per le nuove generazioni ampliando i diritti e anche ribadendo i doveri, perché diritti e doveri sono trama e ordito di ogni comunità.
Mi piace festeggiare l’otto marzo annusando le mimose: la potenza della memoria olfattiva mi sbalza negli anni Settanta e mi riporta alla gioia di vestirmi da “femminista” con le gonnellone a fiori, i maglioni di lana fatti dalla zia e i sabot neri con i calzettoni anche se ero troppo piccola per le sedute di autocoscienza e le manifestazioni.
Mi piace annusare le mimose e trovarmi di colpo nel Ponente ligure, sognando di incrociare per i sentieri lo scrittore Francesco Biamonti che pare le coltivasse. Però ci sono due scrittrici che oggi voglio ricordare: Elena Gianini Belotti e il suo libro fondamentale Dalla parte delle bambine e Simone de Beauvoir (che quest’anno sono trent’anni che è morta) perché Il secondo sesso dovrebbe essere una lettura condivisa ad alta voce a partire dalle scuole medie.
E con le scuole medie chiudo questo breve scritto sentimentale: per ringraziare Lucia B. la mia prof. di italiano che ci fece leggere in classe il libro della Belotti, parlò della de Beauvoir, spiegò la legge sul divorzio (il mio tema a favore della legge mi valse una delle visite in presidenza di cui resto più orgogliosa). Femminista, maoista, leninista, grande viaggiatrice che non fotografava mai né se stessa né il marito “perché che bisogno avrei di farmi delle foto in giro per il mondo? La mia faccia e la sua le conosco già!”
Se il tempo e la storia hanno sbriciolato tanti dei sogni collettivi che finivano in “ismo” penso che il femminismo anche se con i segni dell’età ben visibili, continui a essere un fattore di civiltà distintivo. Solo che dobbiamo ricordarcelo noi donne per prime.
Buon 8 marzo amiche mie, sul web e anche nel mondo reale. Qui non si sente il profumo delle mimose, ma la stanza ne è tutta inondata!
E.P.
2 settimane fa
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