Fin da bambino suonavo il violino su di uno strumento di mio padre datato 1691. Qualcuno mi disse che forse Einstein avrebbe avuto interesse nel vedere quello strumento, poiché anche lui suonava il violino. In quei giorni Einstein si trovava in Svizzera e mi condussero da Lui. Forse non mi resi neppure conto in quel momento della gran fortuna che mi venne incontro improvvisa. Alla presenza di Einstein, confesso, mi sentii turbato anche perché la persona che mi aveva accompagnato disse che io facevo con le carte da gioco" delle cose strane" e fui
invitato a mostrare al Maestro qualcosa dei miei esperimenti. Ricordo che cosa pensavo che avvenisse. lo parlai dello "spirito" attribuendo tutto alla sua possibilità. Egli non fece commenti ma mi disse che voleva farmi un dono
col quale avrei risolto più facilmente i problemi della mia vita. "Mi dica, giovanotto, cos'è la luce?" Incominciai allora a ripetere quanto avevo studiato in liceo, parlai della velocità dei fotoni, ecc. ecc. "No, no" I mi corresse, "voglio una definizione della luce". "No, non sono in grado di esprimerla", gli risposi.
Allora Einstein disse: " La luce è un'ombra" . Dissi che non comprendevo.
Eravamo alcune persone sedute intorno ad un tavolo con un lampadario acceso al soffitto. Allora egli tese un braccio verso il centro del tavolo, tenendo la mano allungata. Con l'altra mano picchiò sul dorso di quella tesa e disse: "Questa
mano è materia, proietta quindi un'ombra scura. Ma se la mia mano fosse Dio, proietterebbe luce, poiché Dio è spirito". Poi, vedendo che forse non comprendevo, aggiunse: "Se tutte le cose che ci interessano, volessimo conoscerle meglio per comprenderle, dovremmo saperle esaminare collocandole sotto l'angolazione spirituale giusta. Con le sue carte da gioco, Lei ha parlato di spirito, provi un po' a pensare a quello che Le ho detto".
Un incontro con Albert Einstein raccontato da Gustavo Adolfo Rol
nel suo libro
"io sono la grondaia"
Diari, lettere, riflessioni
a cura di Catterina Ferrari
Giunti Editore 2000
2 settimane fa
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