DIARIO DI V.
Io e L. siamo tanto appagati dalla nostra vita privata. Benediciamo ogni giorno che passa. È un piacere preparare la cena, leggere, giocare a bocce. Nessuno slancio patriottico. Come faremo a sopravvivere durante questa guerra? Tutto il problema sta qua. Sì. È una deliziosa e tranquilla serata d’estate. Nessun rumore. Una rondine è entrata in salotto…
IN RIVA
Il sole è alto nel cielo. A causa di una brezza delicata, i rami degli alberi ballano il valzer e le foglie mormorano per puro piacere. Una madre con i suoi due figli passa, si ferma, contempla l’orizzonte poi continua la sua passeggiata. Davanti a loro un cane corre con un pezzo di legno in bocca. Un uomo vecchio si è seduto sulla sua panchina e ha aperto il giornale. Si apparecchia il tavolo dai Paddington. Rumore di coperti. Bellissima giornata per mangiare fuori. Sulla riva di fronte, all’ombra di un ponte, un pescatore, con un berretto bagnato ben fermo sulla testa, ha aperto il suo seggiolino pieghevole e si appresta a lanciare la sua lenza. Noi chiudiamo gli occhi. Tutto è così calmo.
DIARIO DI V.
Mi sforzo di dimostrare che tutti noi inscriviamo il nostro proprio solco su questa terra, mentre talvolta ho l’impressione che tutto questo sia stato soltanto un miraggio: velocemente sparito, vissuto a grande velocità, e di cui non rimarrà alcuna traccia se non questi pochi libriccini. Ed è precisamente questo che mi fa reggere ben salda sulle mie gambe e spremere il succo di ogni istante.
IN RIVA ALL’ACQUA
Caldo opprimente. Il fiume tace. Il silenzio inebria. Quest’anno l’estate è sorta senza preavviso. Il cielo è colpito da mutismo. Qui vicino, una coppia è venuta a distendersi alla nostra ombra. Sono abbracciati, non hanno più la forza di stringersi. Di tanto in tanto il ragazzo si alza per bagnare la mano prima di accarezzare la fronte della sua amica. Gli uccelli si dissimulano negli angoli segreti. Le imposte delle case: richiuse. Delle barche si abbracciano coi loro remi al pontone. Di tanto in tanto una macchina fila lungo la strada, con tutte le finestre abbassate, con la musica a tutto volume, fuggendo dal sole che la perseguita. Sul ponte, al riparo sotto il suo ombrellone, una giovane donna dipinge sul suo cavalletto. Nonostante la calura, rimane concentrata sul suo lavoro. Di tanto in tanto, alza la testa, ci fissa un istante prima di continuare a dipingere. Dal luogo in cui ci troviamo è impossibile vedere se siamo noi che rappresenta. Forse domani ci si avvicinerà?
Questi brani sono tratti dal libro Il bastone di Virginia Woolf di Laurent Sagalovitsch. La Tartaruga edizioni. 2009
Ho letto questo piccolo volume d’un fiato, in un’alba d’estate. Così ho condiviso gli ultimi giorni di Virginia Woolf attraverso le parole del suo diario, della sua domestica, del medico curante, del marito Leonard. L’ultimo gesto della scrittrice prima di entrare nelle acque limacciose del fiume Ouse fu di piantare sulle sue rive, che erano state il rifugio estivo, il suo bastone. Come a dire che quello era il punto d’arrivo, senza ritorno, del suo cammino terreno, che solo l’acqua, l’elemento materno, non l’aria, non la terra, sarebbe stato l’ultimo elemento. Nel marzo del 1941 l’Europa era devastata dalla guerra, e il terrore della Woolf era di ricadere preda della follia. Sentiva che non sarebbe riuscita a sopportare un’altra crisi e voleva risparmiarne l’orrore agli amatissimi Leonard e Vanessa. I suoi libri mi appassionano da trent’anni. La Woolf è un genio assoluto del linguaggio e dell’arte di narrare. Il suo diario è una lettura imprescindibile per chiunque voglia scrivere. Questo libro pieno di poesia so che mi porterà a rileggere i suoi libri, l’estate è appena iniziata, si slancia nel futuro ben oltre la fine dell’orizzonte, ho tutto il tempo del mondo.
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