giovedì 9 dicembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/641. Le vecchie fotografie sono inviti del tempo per farci narrare vecchie storie

 


Storie dell’Avvento/4. Il romanzo della seconda figlia


Avevo comprato le prime cartoline da un rigattiere che aveva il negozio davanti al Duomo di Cefalù. Erano tutte fotografie della famiglia Lanza, ormai estinta e dimenticata. Uomini con baffi imponenti, donne con ampie scollature e collane di perle a più giri. Feste della Bella Epoque, gli ultimi anni prima che il Vecchio Mondo iniziasse a dissolversi e la vecchia Europa a suicidarsi. L’album che conteneva le venti fotografie era rilegato in una delicata pelle color avorio, probabilmente capretto. Una ghirlanda d’oro zecchino sottolineava la forma rettangolare e le iniziali dell’antica proprietarie erano impresse nell’angolo inferiore destro, sempre in oro. Donna Camilla era la matriarca della famiglia, rimasta vedova ancora giovane, aveva preso in mano le redini della tenuta e l’aveva fatta prosperare garantendo così un futuro ai tre figli, due maschi belli come il loro defunto padre e una femmina bella come la madre. Non era facile essere una donna bella e non maritata a quei tempi. Anche i più rispettabili padri di famiglia si sentivano in diritto di proporre la loro compagnia. Ma donna Camilla, così mi raccontò il rigattiere, non accettò le avances di nessuno. Il vecchio negoziante non sapeva molto altro, però pensava che avrei potuto trovare informazioni nell’archivio del Duomo e di sicuro anche nell’archivio del Museo Mandralisca, perché donna Camilla era stata grande amica della baronessa Maria Francesca. Non avevo, al tempo, intenzione di fermarmi più a lungo nella pur bella cittadina di mare e mi ripromisi che ci sarei tornata. Cosa che non accadde, però, per tantissimo tempo. Fu proprio un paio di anni più tardi che mi trovavo a Parigi in cerca di ispirazione e, come sempre, girovagavo per i mercatini delle pulci. Potete immaginare il mio stupore quando, su una bancarella specializzata in vecchie fotografie, trovai un secondo album di donna Camilla. La festa fotografata doveva essere stata in uno dei palazzi sui grandi boulevard parigini. I soffitti altissimi del salone, i lampadari, i tappeti, gli oggetti rimandavano di certo a un’epoca di poco successiva a quella del primo album. Donna Camilla era sempre al centro delle fotografie, ancora splendida, circondata dai figli e da numerosi amici. Il rigattiere mi disse che possedeva quell’album da parecchi anni, che lo aveva comprato dopo che la casa ritratta era stata sgombrata e venduta perché gli eredi erano troppi perché potessero andarci a vivere tutti. Ricordava Marcel, questo era il suo nome, che un suo collega che aveva una bancarella sulla Rive Gauche, ne aveva comprati altri due e forse avrebbe saputo raccontarmi qualcosa sulla storia delle persone ritratte. Comprai l’album senza questionare sul prezzo, sempre troppo basso secondo me, e mi precipitai a cercare il secondo rigattiere parigino che si chiamava Philippe. Conoscendo la loro scaltrezza, chiesi con aria vaga se avesse vecchie fotografie e lui estrasse da un cassetto proprio i due album di cui mi aveva parlato l’altro. Che, prima che io arrivassi, gli aveva telefonato e lo aveva avvisato che un’italiana sarebbe passata a chiedergli proprio quelle foto. Mi chiese per i due album lo stesso prezzo ottenuto da Marcel e anche questa volta fui ben contenta del mio acquisto. Nel primo album c’erano immagini della vita quotidiana, tavole imbandite, bambini che giocano in un giardino rigoglioso, fotografie di alcune stanze dove dovevano essere stati cambiati i mobili ma non i lampadari perché li riconobbi in diverse inquadrature. Nell’altro album erano riconoscibili le spiagge di Honfleur e Cabourg, le Falaise de Vaches Noires, il porticciolo, le case sulla spiaggia di Bayonne e Biarritz, l’ancor più minuscolo porticciolo di Saint Jean de Luz. C’erano panoramiche, ma anche fotografie di alcuni dettagli delle case e delle spiagge. La particolarità di quest’album era la totale mancanza di figure umane. Non trovai altro materiale sui Lanza, ma tornai a Milano con il mio ricco bottino e la mia piccola collezione che meritava di essere esposta. Mentre mi arrovellavo su chi coinvolgere in questo mio intento, feci un giro alla fiera degli Oh Bej! Oh Bej! Dove mi aspettava una nuova sorpresa. Su uno dei banchetti c’era un altro album di fotografie gemello di quelli già in mio possesso, una borsetta da sera ricamata con perline di vetro e perline di fiume, un ventaglio di piume di struzzo, una spilla di ametiste. Il rigattiere mi disse che li aveva comprati da una vecchia signora che abitava proprio nel quartiere di Sant’Ambrogio e che, ogni tanto, si liberava dei cimeli di famiglia per permettersi di continuare a mantenere il suo stile di vita abbastanza dispendioso. Come si chiamava la signora? Magari Assunta, che era il nome della figlia di donna Camilla? No, mi rispose l’uomo, si chiamava Maria Francesca in onore della baronessa amica di sua madre. Questa seconda figlia non mi era stata citata dal primo rigattiere, ne appariva nelle fotografie in mio possesso. Se le interessa tanto – mi disse l’uomo – vada a trovarla. Le piace chiacchierare, vedrà che magari riuscirà a fare qualche buon affare con lei. Ebbi così il numero di telefono e una volta tornata a casa, la chiamai. Una voce non particolarmente anziana, ferma e gentile, rispose al terzo squillo. E qui inizia la storia che ho raccontato in questo romanzo ancora senza nome.

Oggi è giovedì 9 dicembre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 641 sta giocando con le mie collane di perle.

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