martedì 10 febbraio 2015

La porta che si chiude

La porta che si chiude 

Tu lo vedi, sorella: io sono stanca, 
stanca, logora, scossa, 
come il pilastro d'un cancello angusto 
al limitare d'un immenso cortile; 
come un vecchio pilastro 
che per tutta la vita 
sia stato diga all'irruente fuga 
d'una folla rinchiusa. 
Oh, le parole prigioniere 
che battono battono 
furiosamente 
alla porta dell'anima 
e la porta dell'anima 
che a palmo a palmo 
spietatamente 
si chiude! 
Ed ogni giorno il varco si stringe 
ed ogni giorno l'assalto è più duro. 
E l'ultimo giorno 
– io lo so – 
l'ultimo giorno 
quando un'unica lama di luce 
pioverà dall'estremo spiraglio 
dentro la tenebra, 
allora sarà l'onda mostruosa, 
l'urto tremendo, 
l'urlo mortale 
delle parole non nate 
verso l'ultimo sogno di sole. 
E poi, 
dietro la porta per sempre chiusa, 
sarà la notte intera, 
la frescura, 
il silenzio. 
E poi, 
con le labbra serrate, 
con gli occhi aperti 
sull'arcano cielo dell'ombra, 
sarà 
– tu lo sai – 
la pace. 

Milano, 10 febbraio 1931 

Antonia Pozzi
Parole
Garzanti 1989

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