martedì 3 febbraio 2015

Borges voleva essere Ulisse e gli toccò essere Omero

Le sue osservazioni ora impregnano le letture anche di quanti non lo hanno letto, giacché formano il mondo di tanti altri scrittori, scrittori diversi come Marguerite Yourcenar e Umberto Eco, Italo Calvino e George Steiner, Salman Rushdie e José Saramago. Le sue rivelazioni sono essenziali. Ha saputo definire la ricca ambiguità che giace al fondo di ogni opera d’arte, autorizzando il lettore a godere di un testo e tuttavia a non capirlo del tutto. «L’imminenza di una rivelazione che non si produce», disse, «è forse il fatto estetico». Osservò che ogni scrittore crea i suoi propri precursori, spiegando così le curiose biblioteche che ogni libro amato crea nella memoria del suo lettore.
Conferì a ogni lettore il potere della creazione letteraria, e preferì non tracciare limiti fra chi legge e chi scrive. Fu un uomo modesto, profondamente etico, ammiratore del coraggio epico che sapeva essergli stato negato. Voleva essere Ulisse e gli toccò essere Omero. Con rassegnazione, credeva che il nostro dovere morale fosse essere felici.

J.L. Borges raccontato da Alberto Manguel
Repubblica martedì 3 febbraio 2015


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