lunedì 15 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/617. La felicità delle nuvole, della pioggia e delle ultime foglie

 

 


 

È una giornata di novembre, piovosa e uggiosa, dovresti avere lo stesso umore, così esci di casa e ti incammini sotto la pioggia. Così camminando sotto la pioggia scopri che la pioggia non è mai triste, non solo, scopri che la pioggia è felice. Inizi così a parlare con le gocce che scendono e le gocce rispondono con voce lieta e un coro scende verso la terra e un coro sale verso il cielo. Essere in quello che si è, essere quello che si è, forse la capacità di essere felici inizia proprio ascoltando il canto della pioggia.

Con la pioggia cadono, d’autunno anche le foglie, forse loro sono tristi? Forse stanno rimpiangendo il vigore dell’estate e lo splendore del cielo? No, le foglie d’autunno amano la loro livrea rossa o gialla, amano l’ultimo valzer che danzano col vento intorno al loro albero. Amano cadere vicino all’albero madre le foglie, ma amano anche l’ultimo vagabondaggio che le porta lontano, a conoscere altri alberi stranieri e poi ad adagiarsi dove la terra le sta chiamando. Ti chiedi allora se sono tristi le nuvole che vagano nel cielo, si sfaldano, si trasformano in pioggia o in vapore. Ma scopri che la felicità sta nella continua trasformazione, che niente le potrebbe rendere infelici se non la solita forma, diventare una scultura, l’immobilità, questa sarebbe l’infelicità. Mutare è la condizione per stare in questa realtà, accettare il tempo e tutte le trasformazioni che ci legano al suo eterno mutamento.

 

 

 

 

Il silenzio e l’ultima caduta

 

Non possiamo dire felice

cosa che non sia caduta

almeno una volta. Felice

è chi conosce la caduta e

la gioia del rimettersi in

piedi e poi del cadere ancora

e ancora. Felice è chi si

abbandona all’eterno

mutare delle nuvole e del

vento. Non senti come soffia

tra il tuo collo e il cielo?

Non senti che la notte ti

darà sia il riposo che l’ombra,

ti darà il coltello per lacerare

questa tela della realtà e una

penna con abbastanza inchiostro

per scriverne la forma e

immaginare il respiro, il tempo

e poi il silenzio, la fine e

l’ultima caduta.

 

 

Anche oggi, lunedì 15 novembre del secondo anno senza Carnevale, ho ascoltato la pioggia cadere e ho scoperto verità che mi erano ignote e questa Cronaca 617 ancora sta aspettando che la pioggia termini il suo canto.

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