Ho aspettato che ci fosse un nuovo silenzio tra le onde piccole del lago e il cielo limpido di questa giornata. Ho aspettato ed era così dolce l’aria, così quieta l’atmosfera. Poi ho visto che la linea dell’orizzonte, quella dove cielo e terra si toccano, era più scura su entrambi i lati, più azzurra del cielo, più azzurra dell’acqua. In tutta questa azzurrità il silenzio si è levato come uno stormo di anatre in migrazione, come un branco di nuvole disciplinate spinte dal vento. E ho capito che era il silenzio a tenere cuciti insieme l’acqua e il cielo. Dove invece l’unione è tra il cielo e la terra, è il vento che si è fatto filo e ago. Ma dove si nasconde questo abile sarto che ogni giorno unisce gli elementi? Anche il fuoco vorrebbe saperlo, perché sfugge ogni giorno al gioco degli altri elementi che potrebbero spegnerlo, degli altri elementi che lui può distruggere se si avvicina troppo. Lo sa bene il fuoco che quando si avvicina, le cose hanno un ultimo guizzo di splendore prima di svanire in cenere. È difficile amare sapendo che si potrà distruggere l’oggetto del proprio amore, il fuoco lo sa. Come sa di non poter sfuggire alla natura ardente che lo tiene legato a questa realtà.
Quando
l’immaginazione è ferma a covare
Tutto è calma sul lago e
intorno, la calma delle cose
non ancora accadute, ma è
anche lo stupore delle cose
dopo l’amore. Mi fermo a
decifrare il sottile sussurro
delle onde, mi fermo e non
capisco, perché mi è ignoto
il loro linguaggio. Oggi è
lo stesso per il vento e per
le nuvole. Ognuno sta al
suo posto e io non capisco,
perché la mia immaginazione
se ne sta raggomitolata in
un nido in riva all’acqua.
Non so, forse dorme, forse
sta covando l’uovo di una nuova
poesia, devo lasciarle tempo
e intanto camminare vicino
al lago come se fosse il mare.
Oggi ho trascorso quasi tutta la giornata sul lago Maggiore con mia cognata Monica, il tempo era splendido e una volta di più ho imparato che la poesia nasce anche da un minimo sguardo, dall’immaginazione che non cerca cose stupefacenti, ma scava tra le pieghe del sogno e quelle della memoria e si lascia guidare anche dalle più piccole suggestioni. Perché non si sa mai come, dove e quando una nuova poesia arriverà. Ma arriva e si accomoda, come oggi martedì 30 novembre del secondo anno senza Carnevale, in questa Cronaca 632 e nei suoi angoli luminosi e ardenti, che poi sono braci, poi cenere e alla fine solo memoria.