mercoledì 28 agosto 2019

Una geografia delle felicità possibili

Non so cos'ero venuto a cercare a Santa Cruz, quel giorno. Ma quello che trovai lì mi andò bene. La quiete. Forse perché mi era bastato chiudere gli occhi perché il paesaggio mi entrasse dentro fino a diventare mio. Allora ho capito che sarebbe rimasto in me ovunque fossi andato. Ho capito dopo, in altri porti, in altre città di questo Mediterraneo, che sarebbe stato sempre così. Che quello che avevo scoperto non era il Mediterraneo preconfezionato che ci vendono i mercanti di viaggi e di sogni facili. Quello che offriva, che mi offriva il mare non era nient’altro che una felicità possibile. Di sicuro, anche altrove sarebbe stato sempre così. E così, nel corso degli anni, mi sono creato una geografia delle felicità possibili. In questa geografia rientra Biblo. Yazid, un pescatore incontrato al porticciolo, mi aveva raccontato la leggenda di Adone. Una leggenda fenicia. Il primo giorno di primavera, Adone morì alle sorgenti del fiume che oggi porta il suo nome, fra le braccia di Astarte. Il suo sangue fece nascere gli anemoni e tinse di rosso il fiume dalle acque ferruginose. Allora le lacrime di Astarte caddero a pioggia sulla natura al risveglio, e ridiedero vita all'amante. Un tempio ai piedi della grotta di Afqua, innalzato dai fenici, le rende omaggio. Ero venuto a vedere proprio quel tempio. Un tempio dell’amore. Della fedeltà. Ero solo.

Jean-Claude Izzo 
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012

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