Cos'era
Era impossibile
da immaginare, impossibile
da non immaginare; la sua azzurrezza, l'ombra che lasciava,
che cadeva, riempiva l'oscurità del proprio freddo,
il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi idea
di sé descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia,
una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinito
di minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa che
affoga in sé, qualcosa che va, un'alluvione di suono, ma meno
di un suono; la sua fine, il suo vuoto,
il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade,
e si alza, inavvertito, e cade ancora, e così sempre,
e sempre perché, e solo perché, essendo stato, era...
Era l'inizio di una sedia;
era il divano grigio; era i muri,
il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui
i ruderi di luna le crollavano sulla chioma.
Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava
gli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bava
di stelle sulla riva. Era l'ora che pareva dire
che se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avresti
mai più chiesto nulla. Era quello. Senz'altro era quello.
Era anche l'evento mai avvenuto – un momento tanto pieno
che quando se ne andò, come doveva, nessun dolore riusciva
a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa
dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello
dimenticato da lei, la penna che lei lasciò sul tavolo.
Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era come
sedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello.
Mark Strand
L'inizio di una sedia
a cura di Damiano Abeni
Donzelli editore 1999
It was impossible to
imagine, impossible
Not to
imagine; the blueness of it, the shadow it cast,
Falling
downward, filling the dark with the chill of itself,
The
cold of it falling out of itself, out of whatever idea
Of
itself it described as it fell; a something, a smallness,
A dot,
a speck, a speck within a speck, an endless depth
Of
smallness; a song, but less than a song, something drowning
Into
itself, something going, a flood of sound, but less
Than a
sound; the last of it, the blank of it,
The
tender small blank of it filling its echo, and falling,
And
rising unnoticed, and falling again, and always thus,
And
always because, and only because, once having been, it was...
II
It was
the beginning of a chair;
It was
the gray couch; it was the walls,
The
garden, the gravel road; it was the way
The
ruined moonlight fell across her hair.
It was
that, and it was more. It was the wind that tore
At the
trees; it was the fuss and clutter of clouds, the shore
Littered
with stars. It was the hour which seemed to say
That
if you knew what time it really was, you would not
Ask
for anything again. It was that. It was certainly that.
It was
also what never happened - a moment so full
That
when it went, as it had to, no grief was large enough
To
contain it. It was the room that appeared unchanged
After
so many years. It was that. It was the hat
She'd
forgotten to take, the pen she left on the table.
It was
the sun on my hand. It was the sun's heat. It was the way
I sat,
the way I waited for hours, for days. It
was that. Just that.